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25 aprile 2015, è morto Garibaldo Benifei: il partigiano più vecchio d’Italia, eroe antifascista

24/04/2015 18:20 - Aggiornamento 24/04/2015 20:57

Garibaldo Benifei il partigiano più vecchio d’Italia si è spento a Livorno alla veneranda età di 103 anni. Era nato il 31 gennaio 1912 a Campiglia Marittima e non ci sarà per il suo 70esimo 25 aprile. É stato il simbolo della Resistenza di Livorno e dell’Italia intera portando finché ha potuto, già avanti negli anni, la sua preziosa testimonianza nelle scuole e ovunque lo invitassero, raccontando la lotta partigiana per la libertà: “Finché ci sono, partecipo. Do il mio contributo, per quanto posso. Ma ora tocca a voi”. Si chiamava Garibaldo come il padre, che era morto tre mesi prima della sua nascita e suo padre era nato nel 1863: “La famiglia era repubblicana: essere repubblicani nel 1863 vuol dire essere quelli che oggi vogliono cambiare la società”.

Garibaldo Benifei per la sua militanza antifascista fu vittima delle persecuzioni degli squadristi, da cui fu arrestato diverse volte per essere richiuso ai Domenicani, l’ex convento dei frati, trasformato nel carcere di Livorno, dove Garibaldo incontrò Sandro Pertini. Garibaldo Benifei è stato ex partigiano ed ex dirigente politico e sindacale del Pci, presidente dell’Anpi e Anppia della sua città. Nel 2007 per la sua attività antifascista la città di Livorno lo ha insignito della più alta onorificenza della città la “Livornina d’oro”.

Lo scorso 8 marzo la stessa onorificenza è stata consegnata alla moglie Osmana Benedetti ex partigiana anche lei, che Garibaldo aveva sposato nel 1945. La città di Livorno ha proclamato il lutto cittadino fino al 26 aprile, giorno delle esequie, ma il cordoglio è di tutta l’Italia. Il vicepresidente del Senato, Valeria Fedeli, ha dichiarato: “A poche ore dal 70esimo anniversario della Liberazione dall’occupazione nazifascista, la morte di Garibaldo Benifei rinnova in tutti noi il monito a non dimenticare le radici della nostra democrazia, onorando la memoria di chi, come lui, fece una scelta di libertà, affrontando anche la reclusione durante gli anni bui del regime in quanto perseguitato politico”.