La polemica sempre verde sull’aborto torna a fare danni. Questa volta nel mirino degli antiabortisti è finito un concorso indetto dall’ospedale San Camillo di Roma. Il motivo è semplice: in questa struttura sanitaria si praticano circa 2000 aborti all’anno e, purtroppo, gli obiettori di coscienza sono anche troppi, per questo motivo servono medici che lo pratichino. Nel bando di concorso, infatti, non viene richiesto di non essere obiettori, ma si spiega a chiare lettere qual è il lavoro per il quale ci si candiderà: praticare aborti.
La CEI, i medici cattolici e il Movimento per la Vita parlano di diritti lesi: quali diritti? Quello di poter negare a una donna la libera scelta sul suo corpo? L’aborto è un diritto ed è garantito dallo Stato. Tutto il resto è lesione della libertà personale e violenza di genere. Ed è inopportuna e medievale l’ingerenza della comunità religiosa nello Stato laico italiano. In Italia abbiamo la percentuale di medici obiettori più alta d’Europa, si tratta di quote che sfiorano il 70 per cento e, in alcune regioni, persino il 90 per cento.
Una donna che intenda percorrere la strada dell’aborto, che non è per nulla una passeggiata sia psicologicamente che fisicamente, si trova di fronte a ritardi, mancanze e negazioni. Esiste la Legge 194/78 e, come tutte le leggi, deve essere garantita e rispettata, che piaccia o meno. Inoltre, è appurato come i medici non obiettori siano spesso vittime di ostracismo e costretti ad avere una prospettiva lavorativa senza carriera. Secondo il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin la legge non prevede una situazione di questo tipo e l’obiezione di coscienza va rispettata. La richiesta dell’ospedale San Camillo di Roma sembrerebbe comunque lecita: deve erogare un servizio garantito dalla legge, quindi cerca personale che possa attuarlo.