A tre anni dal terribile terremoto di Amatrice la ricostruzione del comune laziale stenta a decollare. Al dolore per la perdita di tutto ciò che di più caro si aveva, si aggiunge dunque la rabbia per le promesse non mantenute. Rassicurazioni e garanzie alle quali non sono mai seguite le azioni concrete e che non fanno altro che gettare gli abitanti, già provati e in condizioni precarie, nello sconforto più assoluto. I progetti di rinascita della cittadina sono sfumati sotto gli occhi degli sfollati, speranzosi e ottimisti. Non ci si aspettava, né si chiedeva, una ricostruzione in tempi record, ma nemmeno la situazione che si è – purtroppo – prospettata nella realtà.
Amatrice, la ricostruzione dopo il terremoto a spese degli sfollati
Il commissario straordinario Piero Farabollini ha tenuto a sottolineare come il numero di richieste di contributo presentate dai privati siano inferiori del 10% rispetto alle aspettative, ma nonostante ciò non si esauriscono le circostanze paradossali che gli sfollati sono costretti a subire, da quella notte del 24 agosto 2016. L’ultima beffa post terremoto è riportata da Il Messaggero che, attraverso le parole di Marco, proprietario di una quadrifamiliare ad Amatrice, si fa portavoce di un problema comune a molti residenti. “Ho chiesto un preventivo per la rimozione delle macerie e mi hanno chiesto 40mila euro. Non posso permettermelo”. Quello che sembrerebbe uno scherzo, è purtroppo la dura realtà.
Economia in perdita, 600 milioni in meno le stime per l’agricoltura
Lo smaltimento delle macerie, classificate come rifiuti speciali e quindi necessitanti un trattamento particolare, si pone come una delle problematiche maggiori per Amatrice. Cifre spropositate attestano il peso della situazione: 60.557,19 tonnellate di macerie da rimuovere in Abruzzo, 220mila nel Lazio e 463.986,99 nelle Marche. Anche sul fronte economico la situazione non è delle migliori: la Coldiretti stima in circa 600 milioni di euro le perdite causate all’agricoltura. Uno scenario tragico in cui il crollo delle vendite, delle produzioni e i danni alle strutture rurali hanno svolto un ruolo decisivo. “Nelle campagne marchigiane sono andati persi 160 milioni di euro, – sottolinea l’Associazione – in Umbria si è registrato un buco di quasi 295 milioni di euro, mentre nel Lazio sono stati bruciati 170 milioni di euro”.
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