Di origine messicana, 31 anni, Andrés Romo è un designer, illustratore di moda e giornalista presso la rivista Fases Magazine. Laureato in Disegno Grafico con specializzazione in Illustrazioni di Moda presso l’università Casa Blanca, in Messico, si è trovato a viaggiare in Europa per lavoro, e tra le grandi capitali del vecchio continente ha scoperto più forte la sua passione per la moda. In Italia, è approdato dapprima a Roma, dove ha frequentato l’accademia INART approfondendo gli studi della figura umana tramite corsi di disegno del nudo, poi a Milano.
Giovanissimo, vanta già molte collaborazioni con marchi di fama internazionale come Fabriano Boutique, Caterina Gatta, il firm brasiliano Agua de Coco, e Mariù de Sica. Ad Alta Roma, ha conquistato tutti con la sua capsule collection “Signorina Acapulco”. Umile, bel sorriso, educatissimo, la prima volta che lo abbiamo incontrato ci ha mostrato dal vivo le sue creazioni e con noi, si è lasciato andare ad una lunga intervista, che per il tono informale e per il piacere della conversazione, pareva più una chiaccherata tra amici. E raccontando della sua storia e della sua arte, Andrés, ci ha parlato così:
“Ho creato una questa collezione, femminile e chic, che ho chiamato Signorina Acapulco. L’ispirazione sono gli anni ’50 reinterpretati però in chiave moderna. Il materiale principale è un tessuto messicano, il popeline, un tipo di cotone grezzo ( di mano fresca e asciutta, lucido, compatto, ma allo stesso tempo, morbido), nella maniera più vergine che possa esistere per intenderci, che ho impiegato nella fantasia a fiori. Ho voluto utilizzare questo tessuto perché negli anni è stato dimenticato e quindi ho voluto reinventarlo per creare questo mood molto romantico e femminile. Tutto nasce dalla storia di mia nonna, infatti mi sono ispirato a lei per creare la mia collezione, la quale mi raccontava che negli anni ’50 frequentava il porto di Acapulco con questi abiti ispirati alla linea Dior, caratterizzati da gonne a ruota, a pieghe, piuttosto voluminose, abbellite da maxi fiocchi. In quegli anni avere un Dior era qualcosa di molto difficile, allora lei cosa faceva, comprava le riviste di moda con le foto di quegli abiti, e se li faceva fare. A questo punto, vestita con questi abiti da sogno, andava a ballare al porto, dove frequentava le balere, e trascorreva le serate ballando. Li conobbe mio nonno. Tutto questo rappresenta l’insieme della collezione, che non a caso è dedicata ad una donna romantica, che ancora crede al colore, all’amore, ad essere femminile…E’ per questo che ripropongo questi punti vita molto stretti, ed il romanticismo che si vede in ogni gonna. La particolarità è che ho usato anche dei materiali preziosi, come il taffetà in seta, per “levare” la povertà del popeline, e creare un “mix and match di materiali”, che senza essere pretenzioso, possa dar vita ad una collezione in grado di presentarsi al panorama della moda come Haute-Couture. Il risultato è molto simpatico, divertente, e soprattutto femminile. Alcuni look li ho arricchiti con un ricamo, dei piccoli fiori composti, a mano, con palettes, haute couture ma sempre molto fresh. La femminilità è dunque proposta in modo molto versatile, perché vi sono sì modelli ricercati e sofisticati, ma, abbinando un top di seta ad un jeans, il look diventa subito brioso e fresco. In tutto i modelli della mia capsule collection, ad ora, sono 8. Per quanto riguarda i top, ho preso a modello le t-shirt, che ho ridisegnato in seta crepe de chine, e con una silhouette avvitata ed elegante, e decorato con il solito motivo in pallettes. La scelta della crepe de chine come materiale è sempre dettata dalla logica di combinare un tessuto importante con quello più povero del capo di punta, la gonna. Questo perché secondo me, nella moda, la vera moda, conta la creatività e non i materiali che utilizzi. L’obiettivo di un abito è quello di essere fatto bene, certo, ma di farti sembrare bella soprattutto. Ti deve fare sognare.
Alla domanda “come sei arrivato al successo di Alta Roma?”, risponde così: “Mi trovavo a Parigi per l’altro mio lavoro, ho conosciuto gli organizzatori di Alta Roma, e ho proposto loro la collezione. Loro hanno detto: “ facci vedere qualcosa di fatto”. Di conseguenza, glielo ho presentato, loro hanno detto “ Sì, ci piace”, e ho esposto ad Alta Roma. Ah, ci tengo a sottolineare questo. Il nome della linea “Signorina Acapulco” esprime il collegamento tra il Messico, la mia terra di origine e l’ Italia, la mia seconda casa. Perché signorina? Perché da noi, in Messico, alla giovane ragazza ancora le si da della “signorina”. In spagnolo sarebbe “segnorita”. Questo titolo in Italia non si usa più, e quindi, ho detto, ok, va bene, faccio un nome della collezione in Italiano, però richiamo un luogo che rappresenta il Messico, e così è nata “Signorina Acapulco”.
Etnico, bon ton, d’ispirazione vintage, ma assolutamente contemporaneo nei tagli e nelle fantasie. Solo un commento: Trés Chic!