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Antonino Lombardo morto suicida, il figlio: «Riaprite il caso, fu lui a far catturare Riina»

Nel giorno del ricordo della strage di Capaci in cui morirono Giovanni Falcone, la moglie e gli agenti della sua scorta, un altro caso viene riportato alla luce. E’ quello di Antonino Lombardo, il maresciallo trovato morto il 4 marzo 1995 nella caserma Bonsignore di Palermo in circostanze misteriose. E a chiedere la riapertura del caso è suo figlio Fabio, che a distanza di venticinque anni pretende dei chiarimenti, sostenendo che fu proprio per merito di suo padre che Totò Riina venne arrestato.

I dubbi della famiglia

“#Riaprite il caso Lombardo” si legge nel cartellone che espone Fabio. Quello che copre l’atto del maresciallo è un manto di mistero: fu suo cognato infatti, il tenente dei carabinieri Carmelo Canale, ex collaboratore di Paolo Borsellino, a mettere in dubbio il presunto suicidio dichiarando durante il funerale: “A quanti pensano che Lombardo si sia suicidato rispondo: vi sbagliate. Questo è un omicidio calcolato da tempo da menti raffinatissime”. E sembrano confermarlo anche le parole dell’ex capo della procura generale di Palermo Angelo Rovello che, prima di andare in pensione, rivelò all’ANSA: “Un filo nero lega la mancata perquisizione del covo di Riina e il suicidio del maresciallo dei carabinieri Lombardo (…). La vicenda Riina si iscrive nella tradizione italiana dei misteri, appare chiaro che qualcuno possiede il suo archivio e, quindi, le prove delle sue relazioni con soggetti esterni a Cosa Nostra”. 

Antonino Lombardo

I sospetti della famiglia non si limitano solo a questo. Fabio infatti ribadisce che l’arresto di Totò Riina, avvenuto il 15 gennaio 1993, era dovuto “solo a mio padre e non ai vertici“, aggiungendo che la notte della morte del maresciallo “si sono fregati tutti i documenti di mio padreAgnese Borsellino mi disse: ‘Tuo padre ha mantenuto la promessa catturando Riina’”. Fabio Lombardo ora aspetta di essere ascoltato dalla Commissione antimafia. “Sarà difficile, quasi impossibile, che venga fuori la verità- ha detto l’ex deputato Fabrizio Cicchitto rispondendo all’appello di Fabio– è dentro un palazzo troppo ermetico. La verità di suo padre la conoscono i suoi colleghi. E’ inutile che fanno le passerelle, loro lo sanno perché è morto, cioè per l’inchiesta su ‘Mafia e appalti’. Ma nessun vuole toccare questo argomento”. 

Tano Badalamenti

Il caso

Alcuni anni fa la famiglia Lombardo, consegnando dei documenti importanti alla Procura, portò la Dda di Palermo a riaprire l’inchiesta, con l’intento di chiarire gli argomenti che il boss Tano Badalamenti, all’epoca detenuto negli Stati Uniti, aveva affrontato con il maresciallo Lombardo. Forse una chiave di svolta, visto che proprio Lombardo nella lettera d’addio aveva suggerito di ricercare l’origine della sua delegittimazione nei viaggi di servizio negli USA, viaggi in cui aveva cercato di convincere Tano Badalamenti a rientrare in Italia. Nei documenti consegnati, pare esserci la testimonianza della volontà del boss di rientrare in patria per presenziare ad alcuni processi di mafia. Non solo, in una lettera Badalamenti parlò anche di “alcuni superiori” dalla quale Lombardo doveva stare in occhio, superiori legati “per motivi politici a strani personaggi“: “Lì abbiamo capito perché mio padre andava eliminato“, ha infatti commentato Fabio. Badalamenti ammise anche la possibilità di far emergere informazioni sulla scomparsa del giornalista Mauro De Mauro. Secondo la famiglia quindi, le autorità italiane e l’FBI fecero di tutto per bloccare la testimonianza del boss al processo Andreotti e in altri dibattimenti. Questo perché le sue testimonianze avrebbero probabilmente demolito le affermazioni del superpentito Tommaso Buscetta. E quindi, secondo i familiari, Lombardo si sarebbe suicidato perché qualcuno, con l’intento di ostacolare il suo lavoro e il risultato di riportare Badalamenti in Italia, gli lanciò contro gravi accuse di collusione con la mafia. Al momento l’inchiesta sul suicidio del maresciallo Antonino Lombardo è ferma. 

Totò Riina

L’appello del figlio

Per questo il figlio urla a gran voce di riaprire il caso. Come riporta l’Adnkronos, Fabio Lombardo ha dichiarato: “Non avrò pace fino a quando non riposerà accanto a quelli di Falcone e di Borsellino“, infatti chiede di riesumare il corpo del sottufficiale: “All’epoca dissero che non hanno fatto l’autopsia per un ‘gesto di umanità’, ma per favore. Siamo seri“.

Mio padre era uno dei migliori investigatori d’italia, eppure è morto infangato e mai difeso da nessuno”, ha detto Fabio ricordando anche che pochi giorni prima della sua morte il padre aveva chiamato Agnese Borsellino per confessarle “che da lì a poco le avrebbe dato i nomi chi ha voluto la morte del marito”. “Rivolgo il mio appello a chiunque perché non so più a chi rivolgermi. Ho provato in passato a raccontare la mia vicenda, chiamando anche trasmissioni tv di grido, ma nessuno mai si è fatto vivo. Tutti scappano. All’inizio sembrano tutti molto interessati ma poi tutti mi volgono le spalle. Non ho mai avuto risposte”.

Grazie all’intervista rilasciata all’Adnkronos Fabio Lombardo è stato contattato anche da Pietro Grasso: “Il senatore Grasso mi ha detto che aveva parlato con il presidente dell’Antimafia Morra per farmi convocare e recuperare tutti gli atti delle diverse procure che mi hanno sentito per vedere cosa fare. Io gli risposi che mi aveva sentito anche lui e mi ha chiesto cosa è stato fatto da allora. Poi mi ha anche chiesto come mai nel 1995 non era stata fatta l’autopsia sul cadavere di mio padre. Vorrei saperlo anche io“.

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