165 anni fa nasceva oggi il poeta maledetto Arthur Rimbaud. Ed eccoci dunque pronti a raccontare la sua tormentata relazione con un altro straordinario artista della letteratura europea: Paul Verlaine. «All’epoca relativamente lontana del nostro sodalizio, Arthur Rimbaud era un ragazzo tra i sedici e i diciassette anni, già in possesso di tutto il bagaglio poetico che il vero pubblico dovrebbe ormai conoscere. […] Era alto, ben fatto, quasi atletico, con un viso perfettamente ovale da angelo in esilio, i capelli castani sempre in disordine e gli occhi di un inquietante azzurro pallido», con queste parole Paul Verlaine descrive Arthur Rimbaud, il poeta francese originario di Charlesville, nato il 20 gennaio del 1854. I due diverranno protagonisti di una delle storie d’amore più chiacchierate della letteratura. Di quest’intensa love story esiste anche un film Poeti dall’inferno (Total Eclipse) del 1995 di Agnieszka Holland, che vede nel ruolo di Rimbaud un attore agli esordi, che sarebbe diventato un’icona hollywoodiana: Leonardo Di Caprio.
Arthur Rimbaud e Paul Verlaine storia d’amore travagliata: «Vieni, ti aspetto!»
È l’agosto del 1871, Rimbaud è un giovane bellissimo di appena 17 anni, che sogna di diventare scrittore. Inizia così una fitta corrispondenza con il già affermato Verlaine, che all’epoca aveva 27 anni, un matrimonio difficile alle spalle, problemi di alcolismo e alcune esperienze omosessuali. Colpito dal talento di quello che definisce un vero e proprio “enfant prodige”, lo invita a Parigi, dove sarà felice di ospitarlo in casa sua. «Venez, chère grande ame, on vous appelle, on vous attend» gli scrive, infatti, pieno di ammirazione. Rimbaud, che non desiderava altro, se non lasciare la provincia, accetta. Il 24 settembre dello stesso anno il giovane arriva nella capitale francese. Soggiorna proprio nella casa dei suoceri di Verlaine a Montmartre, in rue Nicolet, dove il poeta Verlaine, viveva allora con la moglie Mathilde Mauté de Fleurville (1853-1914), che era in attesa del loro primo figlio. La famiglia non vede di buon occhio l’arrivo di Rimbaud, quel dandy venuto dalla campagna, ambizioso quanto scalmanato. Paul ne subisce invece tutto il fascino: a colpirlo è l’ansia di vivere del giovane amico, del quale comincia, suo malgrado, ad innamorarsi. Lo presenta una sera ai Vilains Bonshommes, un circolo di poeti parnassiani. Ernest d’Hervilly, lo definitì «Gesù tra i dottori» e «il diavolo tra i dottori», perché egli era in mezzo agli artisti tanto meraviglioso e perfetto nel comporre versi, tanto dissoluto e depravato nella vita personale. Sin da giovane aveva conosciuto il piacere e ne strimpellava tutte le corde.
Rimbaud compone parte delle Illuminations, mentre Verlaine lavora alle Romances sans paroles
Ad un certo punto Paul si dichiara e inizia tra i due una difficile relazione. Nei salotti e caffè non si parla d’altro: Verlaine, il più insofferente dei due, discute più volte violentemente con la moglie, da cui non sa come staccarsi e non sopporta i capricci di Arthur. Decide così di chiudere con quest’ultimo, che di tutta risposta, diventa un vero e proprio vagabondo. Disincantato e deluso da quella Parigi tanto corrotta e viziosa, Rimbaud sceglie di partire, ma prima vuole salutare il suo caro Verlaine. Il sentimento doveva essere ancora fortissimo, tant’è vero che i due amanti scelgono di fuggire in Belgio. A partire dal luglio del 1872 vivono serenamente a Bruxelles, a nulla servono le continue lettere della moglie Mathilde e neppure il viaggio di quest’ultima, che in malo modo viene cacciata dal “castello felice” del marito e del suo nuovo compagno. Ma si sa, che i castelli di carta sono i primi a cadere con un colpo di vento. Si trasferiscono in un appartamento in Howland Street 34, a Londra. Artisticamente è un periodo ricco per entrambi: Rimbaud compone, infatti, parte delle Illuminations, mentre Verlaine lavora alle Romances sans paroles, sentimentalmente però sono distrutti. La richiesta di divorzio e la nascita del figlio gettano Paul nello sconforto, si sente solo, tremendamente in colpa e incompreso. Rimbaud non gli è particolarmente vicino, tant’è preso da se stesso e da nuovi “amici” inglesi. Non si possono costruire speranze di ferro su persone di carta, perché ripeto, quest’ultima è la prima a volare via. Verlaine torna in Francia, dove ad attenderlo c’è la moglie pronta a perdonarlo. Stanco della routine però, il poeta riparte, pronto a tornare dall’uomo della sua vita: Rimbaud.
«Mi mostrò una pistola che aveva comperato, e quando gli chiesi cosa intendeva fare, rispose scherzando: È per te, per me, per tutti».
Non possono stare lontani, ma nemmeno troppo vicini. Riprendono la loro non facile convivenza, ma non c’è un giorno in cui non ci sia una discussione. Il 3 luglio, a seguito di una litigata più feroce del solito Verlaine scappa a Bruxelles, dove scrive alla moglie, sperando in una possibile riconciliazione. Manda una lettera anche alla madre, alla quale parla di suicidio però; quest’ultima allora scrive prontamente a Rimbaud, pregandolo di raggiungere il figlio. Il giovane si precipita, ma è lontano dal voler riprendere la relazione. Il 10 luglio 1873 Verlaine spara due colpi di pistola all’amante Rimbaud in una stanza d’hotel della città belga. Questa la deposizione di Arthur al giudice: «Era di nuovo in stato di ubriachezza, mi mostrò una pistola che aveva comperato, e quando gli chiesi cosa intendeva fare, rispose scherzando: È per te, per me, per tutti». Rimbaud finì in ospedale, dove fu dimesso una decina di giorni dopo, Verlaine invece, nonostante l’amante avesse poi deciso di ritirare la denuncia, finì in carcere, dove avrebbe dovuto scontare una pena di due anni e pagare una multa di 200 franchi. A pesare su di lui il parere dei giudici omofobi e l’opinione pubblica della gente che lo vedeva come un “violento sodomita”. A fornicare nel letto non era però da solo, ma Arthur era probabilmente troppo giovane per lottare contro il pregiudizio. Tutti i vecchi conoscenti gli voltarono le spalle, tranne Germain Nouveau, un giovane poeta, con cui scelse di partire per Londra. Seguiranno tanti viaggi e un periodo fruttuoso da un punto di vista letterario: in ottobre, dopo aver stampato Saison en enfer, Arthur porta una copia del manoscritto all’antico compagno, che sta scontando la sua pena. Per buona condotta Paul sarà rilasciato dopo 18 mesi nel ’75. È stato probabilmente questo uno dei loro ultimi incontri.