Il caso di Banca Etruria si sta muovendo. In poche parole alcuni dirigenti della banca sono stati accusati bancarotta fraudolenta per la mancata fusione con la Popolare di Vicenza, allora presieduta da Gianni Zonin. Oggi cinque di questi dirigenti sono stati prosciolti. Fabio Lombardo, l’ultimo presidente della Bpel, l’ex vice presidenti Pier Luigi Boschi, l’ex vice presidente Alfredo Berni, l’ex presidente Giuseppe Fornasari e l’ex direttore generale Luca Bronchi.
Il caso Banca Etruria
A quanto pare dopo mesi di attesa finalmente è ufficiale i dirigenti di Banca Etruria non verranno indagati per bancarotta. Il padre della Boschi non figura tra i 25 gli imputati del maxi processo per il crac della banca. E’ stato comunque raggiunto nei mesi scorsi dall’avviso di chiusura indagini per bancarotta semplice. Un altro gip invece, Piergiorgio Ponticelli, non ha ancora deciso se archiviare la sua posizione.
Il liquidatore di Banca Etruria, Giuseppe Santoni, accusa gli ex 5 vertici di aver fatto fallire l’intesa e chiede loro 212 milioni di danni, l’equivalente di quanto Vicenza avrebbe pagato se l’Opa su Etruria fosse andata in porto.
Rosi, Berni e Boschi hanno sempre sostenuto che non furono loro a far saltare la trattativa. In ogni caso a Bpel non sarebbe venuto alcun vantaggio, viste le drammatiche condizioni finanziarie della Popolare veneta, poi messa in liquidazione coatta.
Le parole del giudice
Il giudice Lombardo ha dichiarato: “Sulla scorta degli elementi di fatto che sono stati accertati nel corso delle indagini, non è possibile effettuare alcuna prognosi positiva in merito al nesso causale fra la condotta omessa e il verificarsi dell’evento di danno”. Tutti gli amministratori di Banca Etruria che parteciparono alle trattative hanno sempre raccontato che fu Zonin a tirarsi fuori all’ultimo momento. Scenario sul quale non è d’accordo il liquidatore. La Popolare di Vicenza era ancora una banca di elevato standing, l’unica possibilità per Bpel di salvarsi.