Dall’idea di Candy Chang, un’artista nata a Taiwan ma vissuta negli Stati Uniti, che nel 2011 scrisse su un muro di New Orleans qual era il suo desiderio prima di morire, è nato il progetto “Before I die”. Oggi ci sono più di 400 muri-lavagne in oltre 60 paesi del mondo dove la gente comune si confessa. “Pensare alla morte chiarisce la tua vita”, queste le parole dell’ideatrice di un progetto che il giornale statunitense The Atlantic ha definito “uno dei più grandi progetti comunitari mai creati” , da cui è poi nato anche un libro.
Le 400 pareti ‘particolari’ sparse per il mondo raccolgono scritte di persone che parlano più di 25 lingue diverse, che si mettono a nudo pubblicamente, confessandosi. Così negli Stati Uniti come in Irak, in Giappone, in Portogallo, in Sud Africa. Le lavagne del desiderio, le chiamano così. Chiunque passi davanti può prendere un gesso e scrivere cosa desidererebbe fare prima di morire. Rimanendo anonimo.
Eccone alcuni: «scrivere un libro», «far crescere mio figlio», «essere libero», «danzare», «salvare la mia anima», «andare in terre lontane, «avere coraggio» e tanti altri sogni, speranze, ideali, sentimenti marcati sulle pareti di strada, muri abbandonati o vecchie saracinesche. Una miniera di pensieri umani che riempiono un grande diario aperto sul mondo con confessioni dai risvolti psicologici e, perché no, sociologici. E anche questa è “Street art”.