Marie Trintignant, nota attrice francese più volte candidata al premio César, si è spenta nel 2003 a seguito dei colpi e delle percosse fatte dal suo compagno di allora Bertrand Cantat. Nella serata di ieri, alla vigilia della giornata dedicata alla violenza sulle donne, è stato diffuso dopo sedici lunghi anni l’interrogatorio del cantante dei Noir Désir, autore del delitto. Le immagini della testimonianza di Bertrand Cantat, diffuse dalla tv francese e mai mostrate prima, rivelano quello che è un leitmotiv di chi si macchia di femminicidio: l’uomo che tenta di discolparsi facendo passare la vittima per un’isterica, una pazza fuoricontrollo.
Bertrand Cantat oggi: «Così ho ucciso Marie Trintignant», il video choc
«È diventata molto aggressiva, isterica, mi ha dato un pugno in faccia, poi sul collo, avevo segni dappertutto», queste le parole di Bertrand Cantat, che davanti ai magistrati ha cercato, a distanza di tre settimane dal delitto compiuto nel 2003, di discolparsi seppur in maniera maldestra, attribuendo alla nota attrice comportamenti sconvenienti e aggressivi: «Lei urlava, urlava tutto il tempo», ha detto Bertrand Cantat, che incitato dal suo legale a mantenere quella linea di difesa, ha poi aggiunto: «Nessuno ha pensato che l’aggressività potesse venire da qualcun altro che da me». Nel filmato l’uomo ha detto di essere stato vittima lui stesso della violenza della sua fidanzata: nel video lo si vede mostrare presunte botte sul viso e alle braccia, lesioni di cui però non esiste alcun referto medico. L’autopsia di Marie Trintignant quella sì che c’è: si parla di una ventina di colpi inferti sul corpo dell’attrice, tra cui diversi ematomi in faccia, le ossa del naso fratturate, nervi ottici distaccati, ferite alle gambe, nella parte bassa della schiena, ma anche sulla pancia e sulle braccia.
Oggi il noto cantante Bertrand Cantat è un uomo libero
Bertrand Cantat ha detto ai magistrati di aver perso il controllo: «È successo nella follia, nella furia. È difficile descriverlo precisamente. Sono andato in preda alla rabbia e da lì ho cominciato a schiaffeggiarla». Poi è sceso più nel dettaglio il cantante, un tempo mito della sinistra alternativa, che aspettò ben sei ore prima di chiamare i soccorsi: «Non erano piccoli ma grandi schiaffi, e avevo anelli sulle dita». Cantat muove le braccia, imita il gesto, fa un suono di esplosione con la bocca. «Erano grandi colpi come questo. Quattro, cinque, sei volte. Forte, forte. Ho usato entrambi i lati». L’amaro epilogo: «Ho cercato di buttarla sul divano, ma è caduta accanto, ho mancato il colpo». Questo succedeva nel 2003, oggi Bertrand Cantant è un uomo libero. Il cantante è stato condannato soltanto ad otto anni per omicidio colposo. Tanto valeva la vita della sua compagna Marie Trintignant. Liberato nel 2007, l’artista ha ripreso la sua vita di sempre, ha inciso un disco dal titolo Amor Fati (“Accettare il proprio destino”). In pubblico non ha mai più ripetuto la sua versione, quella stessa riferita ai magistrati, ma non è escluso che ne abbia parlato alle persone a lui più vicine, al suo entourage e ai fan stessi.
«Era la ragazza giusta per fare festa e sesso», fango dai familiari di lui
Un nuovo colpo, non meno forte delle percosse fisiche subite, arriva poi dai familiari di Bertrand Cantant, che alla tv M6 sono tornati a gettare fango sulla nota attrice scomparsa: «Alcune persone del mondo dello spettacolo mi avevano raccontato che era una squilibrata, fragile, a volte violenta. Era la ragazza giusta per fare festa e sesso», ha detto senza mezzi termini il fratello di Cantant. Parole che suonano come l’ennesimo schiaffo all’artista uccisa.