Siamo arrivati al terzo capitolo nell’inchiesta ‘Buche d’Oro’ sui lavori di rifacimento delle strade della Sicilia orientale affidati all’Anas, che ha visto coinvolti funzionari in un vorticoso giro di mazzette. La polizia ha arrestato nove persone: sei in carcere, tre ai domiciliari, indagate per corruzione perpetrata nell’esecuzione di lavori di rifacimento delle strade. Questa volta è uscito allo scoperto che gli affari dietro le mazzette erano incentrati nella sostituzione di barriere incidentate e nella manutenzione del verde lungo le arterie stradali.
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L’indagine Buche D’Oro
L’indagine Buche d’oro è iniziata da tempo e questo è già il terzo provvedimento avviato dal tribunale di Catania. Nelle due precedenti sono state emesse nove misure restrittive relative al controllo di appalti per milioni di euro.
Il 20 settembre, i finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria avevano sorpreso un imprenditore mentre consegnava una mazzetta da diecimila euro a due funzionari, all’interno degli uffici dell’Anas, i soldi erano anche per il loro dirigente. L’arresto è stato immediato e i due hanno subito confessato. A casa di un funzionario c’erano 40.000 euro in contanti avvolti nella carta stagnola, nascosti nel guardaroba griffato. Così è emersa l’ultima Tangentopoli di Catania attorno alle strade statali della Sicilia Orientale.
Le prime due fasi
La seconda inchiesta è avvenuta il 18 ottobre 2019. Altri funzionari e imprenditori corrotti sono finiti in manette. Le indagini hanno portato alla luce che tra Messina e Siracusa, le buche lungo le strade statali valevano oro. L’oro delle mazzette attorno ai cantieri truffa. I lavori di manutenzione straordinaria venivano pagati con cifre a tanti zeri, ma non venivano mai eseguiti fino in fondo. Nel ultimo capitolo dell’indagine, avvenuto proprio in questi giorni, si è scoperto che le mazzette ruotavano anche attorno alla sostituzione di barriere incidentate e nella manutenzione delle opere in verde lungo le medesime arterie stradali.