9 novembre del 1989 Caduta Muro di Berlino. Berliner Mauer così lo chiamavano nel gergo i tedeschi, ma Antifaschistischer Schutzwall, ossia barriera di protezione antifascista, era il suo nome ufficiale. Del resto quando ci sono di mezzo “divieti” è inevitabile che si parli di dittatura, di dispotismo. Ha diviso per 28 anni in due una capitale, un popolo, ma più distesamente il mondo. Era il simbolo della Cortina di ferro, la linea di confine europea tra le zone controllate da Francia, Regno Unito e Usa e quella sovietica, durante la guerra fredda. Si trattava di uno sbarramento di ferro e cemento lungo 155 chilometri, che ha tenuto in ostaggio uomini, donne e bambini. Era stato tirato su nella notte del 13 agosto del 1961 per bloccare l’esodo della popolazione dalla Repubblica Democratica Tedesca (Ddr, o Germania Est), comunista, verso la Repubblica Federale di Germania (Germania Ovest), più ricca. Per evitare un tracollo finanziario il governo della Germania Est decise di chiudere le frontiere, a detta loro, bisognava difendersi dall’occidente.
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Caduta Muro di Berlino: 30 anni dopo tutto quello che non vi hanno detto e avreste voluto sapere
Viene costruito in segreto, per evitare il panico. Il muro di Berlino, come tutte le cose sbagliate di questo mondo, nasce da una bugia, quella di Walter Ulbricht, capo di Stato della DDR e Segretario del Partito Socialista Unitario della Germania, che in un’intervista rilasciata a giugno del 1961 dichiara alla giornalista tedesca occidentale, Annamarie Doherr, che «Nessuno ha intenzione di costruire un Muro». Una menzogna spudorata, fatta di mattoni e filo spinato. Quella del Muro di Berlino è stata a lungo una costruzione spettrale: non c’era modo di scavalcarlo. Lo sanno bene quelle oltre 200 persone (numeri su cui si discute ancora oggi) che nel tentativo di vivere in una società migliore hanno provato a compiere il grande passo perdendo la vita.
Tentare di scavalcare significava prendere una pallottola nella schiena: un’impresa impossibile (o quasi)
Erano ben 302 le torri di guardia che vigilavano e non lasciavano scampo ai fuggiaschi: chi sfidava la sorte, chi si avvicinava al Muro di Berlino riceveva una pallottola nella schiena. Perlopiù giovani hanno provato a scavalcarlo, magari nascondendosi in auto, nuotando attraverso il canale di Teltow oppure strisciando all’interno di tunnel sotterranei. Memorabile l’impresa di Hans Strelczyk e Günter Wetzel, rispettivamente meccanico e muratore, che con pezzi di vestiti e lenzuola riuscirono a formare un pallone gigante, una mongolfiera, che li portasse dall’Est all’Ovest del paese. Dopo due tentativi falliti, nella notte del 16 settembre 1979, riuscirono ad alzarsi da terra. Si ritrovarono nella Repubblica Federale. Da quel momento, la Repubblica Democratica Tedesca, stupita per quanto accaduto, vietò l’uso delle mongolfiere su tutto il territorio nazionale.
La Caduta del Muro di Berlino il 9 novembre del 1989: la Germania è di nuovo Germania
Dopo 28 anni di prigionia l’agognata libertà. Nel 1989 le numerose manifestazioni politiche avevano creato parecchio clamore nella Germania Est, senza contare poi l’apertura delle frontiere fra Austria e Ungheria, che rendeva inutile il Muro di Berlino. Un varco nella Cortina di Ferro era stato aperto. Il portavoce del governo della Ddr, Guenter Schabowski, convoca una conferenza stampa per dare l’annuncio che si attendeva da tempo: si può oltrepassare il Muro. «Da quando?», «Da subito». Quella risposta fa rotolare migliaia di berlinesi dell’Est verso la frontiera. La Germania è di nuovo Germania, o meglio, come titolano i giornali di allora, “Berlino è di nuovo Berlino”, i residui dei modi di fare alla Hitler vengono spazzati via. I passaporti non vengono controllati più, si può circolare liberamente. E cosa resta oggi di quel muro?
Cosa resta oggi?
Le autorità della Germania Est cominciarono a rimuovere pezzi di muro usando smerigliatrici angolari, attrezzi per l’edilizia e gru dopo il 9 novembre, al fine di favorire il passaggio tra est e ovest. Mauerspechte, i “picchi del muro”, così venivano chiamati coloro che armati di martelli e scalpelli accorsero sul posto per portarsi a casa pezzi della barriera. Se ne decretò inizialmente la rimozione totale, ma la storia non va dimenticata mai, seppur dolorosa. Proprio perché non si ripeta. Così alcune persone hanno cominciato a parlare della necessità di costruire una erinnerungskultur, ossia una (s)cultura della memoria. Pezzi di muro sono stati dunque rimontati su nuove fondamenta e chi è stato a Berlino sa bene di cosa stiamo parlando. Oggi i resti del muro si trovano alla fine della via Zimmerstraße in direzione Potsdamer platz (parliamo di un tratto lungo 80 metri); vicino all’Oberbaumbrücke chiamato East Side Gallery (per via dei suoi graffiti) ed è la più imponente costruzione che ricorda il muro (circa 1,8 km) e infine in Bernauer Straße a nord della città. Altra tappa fissa per i turisti è Check point Charlie assieme alla Topografia del Terrore che include anche il carcere (“Hausgefängnis”) della Gestapo.
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Il bacio “socialista” fra Erich Honecker e il segretario del PCUS Leonid Brežnev
Qual è l’immagine simbolo del muro di Berlino oggi? Il bacio “socialista” fra Erich Honecker e il segretario del PCUS Leonid Brežnev, realizzato da Dmitri Vrubel, uno dei tanti artisti che rispose alla chiamata alle “armi” del francese Thierry Noir, che chiamò ben 129 writers provenienti da 20 Paesi del mondo per realizzare quei graffiti che ricoprirono quel che resta del Muro di Berlino.