Sotto sequestro dal 13 ottobre, dopo che al suo interno sarebbe scomparso uno dei suoi titolari, Mario Bozzoli, la fonderia di via Gitti a Marcheno su disposizione della Procura di Brescia è stata riaperta. Da ieri pomeriggio è infatti tornata nelle mani dei proprietari, che ora potranno dunque riavviare la lavorazione di ottone, visto che la fabbrica si trova in difficoltà e rischierebbe il default.
Sul fronte delle indagini, condotte su due binari, uno sulla scomparsa dell’imprenditore e l’altro sulla misteriosa morte del suo dipendente, Giuseppe Ghirardini, ancora poche novità. Lunedì scorso si sono svolti nuovi esami irripetibili di natura biologica, dattiloscopica, balistica e chimica, eseguiti sui reperti raccolti in fabbrica dagli uomini del Ris di Parma, mentre l’anatomopatologa, Cristina Cattaneo, è ancora impegnata nella analisi delle scorie dei forni, dove per gli inquirenti Bozzoli sarebbe stato gettato.
Per la prima volta da quando il fratello e consocio è scomparso misteriosamente, ha parlato Adelio Bozzoli, i cui due figli, Alex e Giacomo, suoi collaboratori, sono indagati insieme ai due operai, il senegalese Abu e Oscar Maggi, per concorso in omicidio e distruzione di cadavere. “Ringrazio la Procura per quello che sta facendo. Non so quando ripartiremo con la produzione, non certo domani” – queste le sue parole riportate sul Giornale di Brescia – “Ci sono delle cose da sistemare e non sono ancora entrato in fonderia”.