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Caso Cucchi, il generale Nistri: «Siamo pronti a costituirci parte civile contro i carabinieri!»

«Soffriamo nel pensare che la nostra uniforme sia indossata da chi commette atti con essa inconciliabili e nell’essere accostati a comportamenti che non ci appartengono», si conclude così la lunga lettera scritta dal generale dell’Arma dei Carabinieri Giovanni Nistri ad Ilaria Cucchi. 

Caso Stefano Cucchi, il generale Nistri: Arma parte civile contro i carabinieri coinvolti

Una lettera dell’11 marzo scorso, che come riportato da “Repubblica” in esclusiva, è fondamentale per uno dei casi giudiziari più noti del nostro paese. Con essa Giovanni Nistri spiegava che l’Arma ha chiesto alla presidenza del Consiglio di costituirsi parte civile nel processo contro i carabinieri che si sarebbero resi protagonisti del depistaggio sul caso della morte di Stefano Cucchi. Per otto ufficiali le indagini si sono chiuse; altri cinque erano già sotto processo. Giovanni Nistri ne è consapevole e per questo se ci dovesse essere una richiesta di rinvio a giudizio in cui sia palese il danno nei confronti dell’Arma dei Carabinieri, il generale è pronto ad andare contro i suoi stessi militari in tribunale. 

Caso Stefano Cucchi, la lettera del generale Nistri a Ilaria

«Mi creda e, se lo ritiene, lo dica anche ai suoi genitori – si legge nella lettera che Nistri ha scritto ad Ilaria Cucchi –, abbiamo la stessa vostra impazienza che su ogni aspetto della morte di Suo fratello si faccia piena luce e ci siano le condizioni per adottare i conseguenti provvedimenti verso chi ha mancato ai propri doveri e al giuramento di fedeltà». Una missiva, che come spiega Carlo Bonini, autore dell’articolo apparso su “Repubblica”, nasce dal cuore, è spontanea, lontana da convenienze e formalismi. Parole piene di umanità. Una vera svolta nel caso Cucchi, considerando la freddezza con cui la vittima e la stessa famiglia erano stati trattati. Con questa lettera Nistri si è impegnato con la sorella del giovane, Ilaria, non solo a procedere in maniera disciplinare nei confronti dei responsabili del pestaggio e delle calunnie, ma anche a costituire l’Arma come parte lesa nel processo. Dal canto suo la sorella della vittima si dice soddisfatta: «Mi si scalda il cuore, finalmente non mi sento sola!». 

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