Resta in carcere Massimo Giuseppe Bossetti, il muratore di Mapello accusato dell’omicidio di Yara Gambirasio. A deciderlo il Tribunale di Sorveglianza di Brescia, che ha rigettato tutte le richieste presentate dai legali dell’uomo nell’istanza di scarcerazione, come già aveva fatto il gip di Bergamo Vincenza Maccora.
L’imputato, nonostante le indiscrezioni trapelate sulla possibilità di indossare il braccialetto elettronico, che facevano pensare alla sua possibile scarcerazione, non potrà lasciare il carcere dove è detenuto, in isolamento, da oltre 100 giorni.
Il 14 ottobre, si era tenuta l’udienza davanti ai giudici, alla quale anch’egli era presente, ed era apparso visibilmente stanco e provato dal costretto isolamento. Nessuna delle argomentazioni utilizzate dagli avvocati Silvia Gazzetti e Claudio Salvagni sono state in grado di smontare l’impianto accusatorio del pm di Bergamo Letizia Ruggeri, che aveva ribadito il quadro indiziario che permetterebbe di individuare Bossetti come omicida. Prova regina, il dna rinvenuto sugli indumenti intimi e non della ragazzina. Altra prova che i legali non sono riusciti a “scavalcare” è stata la polvere di calce riscontrata nei polmoni di Yara, materiale che riconduce a chi ha a che fare con cantieri e opere murarie.