La giovane ginnasta Yara Gambirasio non è stata uccisa nel campo di Chignolo d’Isola dove è stata ritrovata il 26 febbraio del 2011 e al suo omicidio hanno concorso più persone. Queste sono le ricostruzioni della dinamica dell’omicidio di Yara, delineate dal criminologo Ezio Denti, di recente entrato a far parte della difesa di Massimo Giuseppe Bossetti, unico indagato per l’omicidio della giovane, rinchiuso nel carcere di Bergamo dal 16 giugno scorso. Il campo in cui fu ritrovata Yara é stato sorvolato diverse volte durante le ricerche, l’elicotterista, Iro Rovatti non avvistò mai il corpo. Ricostruita la scena del delitto sembra quasi impossibile non aver notato la presenza di un corpo per di più vestito di nero.
Per il criminologo gli elementi su cui non si ha un riscontro dagli atti sono molti, “Oltre al Dna, non ci sono evidenze tali da avvalorarne la responsabilità, mentre sussistono numerosi elementi non ancora presi in seria considerazione“. Per Denti il delitto si sarebbe consumato da un luogo diverso da quello del ritrovamento, “Come avrebbe potuto da solo rapirla, spogliarla, aggredirla, rivestirla, occultarne il corpo per poi andarlo a riprendere, trasportarlo e abbandonarlo in un luogo così accessibile e aperto? Non ci sarebbe nemmeno la corrispondenza temporale”. Inoltre, sempre secondo l’esperto se Bossetti è stato a contatto con Yara è anche evidente che “qualcun altro sia coinvolto nell’omicidio e ancora resisti nell’ombra coperto da quella traccia genetica che resiste da mesi al centro della scena giudiziaria e mediatica”.
Sul fazzoletto intriso di sangue ritrovato accanto al corpo di Yara, per Denti non è rilevante ai fini delle indagini, l’esperto afferma che è impossibile che sia rimasto nel campo per tanto tempo senza deteriorarsi oppure è stato lasciato volontariamente in occasione del ritrovamento. Poi ci sono gli abiti della ragazza, che nonostante sia stata raggiunta da nove colpi: otto ferite da taglio e una da punta, inferte con “sconcertante efferatezza” come riporta il referto dell’autopisia, essi non appaiono sporchi di sangue, né sono stati lacerati. Yara al momento del ritrovamento indossava le scarpe slacciate come se fossero state tolte per sfilare i leggins e poi rimesse, anche il reggiseno era indossato slacciato. Denti solleva dubbi anche sulla calce ritrovata sulla felpa di Yara come quella in uso nei cantieri e così pure il silicio inalato, ma il tungsteno rinvenuto nelle vie aeree è un elemento presente in ambito elettrico “In quale ambiente Yara può aver inalato quelle sostanze?”. Altre domande sorgono anche dal sangue ritrovato sul guanto di Yara, apparterrebbe ad un altro soggetto diverso da Bossetti e non è mai rintracciato. Mentre le tracce pilifere umane sul corpo di Yara non sono riconducibili a Bossetti.