Gli indizi di colpevolezza di Massimo Giuseppe Bossetti non sarebbero collegati esclusivamente alle tracce del suo Dna rinvenute sugli slip e sui leggins di Yara Gambirasio, ma anche al racconto di un testimone sentito per ben 2 volte nel 2010 dagli inquirenti, che offrì dettagli attendibili e minuziosi riguardo all’avvistamento del furgone del carpentiere nei pressi della palestra frequentata dalla ginnasta di Brembate. Un racconto, il suo, rivelatosi utile alle indagini ancor prima che il nome del muratore di Mapello venisse iscritto nel registro degli indagati.
La posizione del carpentiere 44enne, in carcere dallo scorso giugno, sarebbe compromessa anche dal risultato delle analisi sul suo cellulare condotte dagli inquirenti. Almeno in dieci circostanze, infatti, sia nei giorni precedenti all’omicidio di Yara che in quello della sua scomparsa, il 26 novembre 2010, il telefonino di Massimo Bossetti avrebbe agganciato le stesse celle telefoniche del cellulare della giovane ginnasta. Solo coincidenze o ulteriori prove della colpevolezza del muratore bergamasco?