La firma dell’assassino di Yara Gambirasio sarebbe sui leggings e sul giubbotto della ginnasta di Brembate, assassinata il 26 novembre 2010. E quel killer, stando alla Procura di Bergamo, sarebbe proprio Massimo Giuseppe Bossetti. Una convinzione rafforzatasi nelle ultime ore, alla luce della perizia dei Ris di Parma, secondo la quale le fibre rinvenute sui pantaloni di Yara sarebbero proprio quelle del sedile del furgone di Massimo Bossetti.
Come fanno gli inquirenti ad avere questa certezza? I sedili del furgone Iveco dell’indagato sono infatti di serie. Gli stessi, quindi, presenti in altri 2000 furgoni identici al suo e immatricolati nel 2009 in tutto il nord-Italia. Il lavoro certosino degli investigatori, attraverso un incrocio di tabulati telefonici e verifica attenta su tutti i veicoli uguali a quelli dell’indagato, avrebbe escluso che la sera del delitto altri di quei furgoni Iveco siano passati davanti alla palestra di Yara, eccetto quello del muratore. Sono stati infatti contattati i proprietari dei furgoni in oggetto, è stato verificato se qualcuno di loro si trovasse a Brembate in quella fascia oraria; si è escluso che i loro cellulari abbiano agganciato le celle di quell’area.
La sera in cui la ginnasta scomparve, infatti, quello che per gli inquirenti sarebbe il furgone del carpentiere viene ripreso dalle telecamere aggirarsi nell’area circostante al centro sportivo dove si trovava la 13enne. La prima volta alle 18.01, la seconda alle 18.30. Yara vien vista uscire dalla palestra prprio alle 18.42 e poi scompare nel nulla. Un insieme di coincidenze e indizi che, messi insieme, fortificano il quadro indiziario a carico di Massimo Bossetti. Le fibre di colore giallo e azzurro che gli inquirenti trovarono sugli indumenti della vittima, avrebbero “caratteristiche chimiche e cromatiche affini a compatibili” con quelle del sedile del furgone di Bossetti.
