L’ammissione di Riccardo Viti arriva dopo la domanda diretta dell’anziana madre, svegliata all’alba dai poliziotti, entrati in casa sua: “Ma che sei te il mostro di Ugnano?”. “Si, si, l’ho fatto io, non pensavo morisse”. A quel punto gli agenti interventi lo hanno ammanettato e tratto in arresto. Ma chi è Riccardo Viti?
“Una persona a volte ruvida e strana, un po’ infantile”. E’ così che viene definito il violentatore seriale di prostitute dai vicini di casa del palazzo di sei piani in zona Careggi a Firenze, dove vive. Lui in un appartamento, gli anziani genitori in quello accanto. Ha una moglie, una donna straniera dell’est Europa, la quale aveva già un figlio che vive con loro. Lei lavora presso un’azienda sanitaria locale e questo è stato un dettaglio fondamentale delle indagini. Il nastro adesivo usato per legare alcune delle dieci prostitute vittime del maniaco seriale portava le scritte di quella stessa azienda sanitaria dove la donna opera come addetta alle pulizie. Sui frammenti di nastro adesivo rinvenuti sulle diverse scene del crimine è stato raccolto il dna del violentatore che combacia con quello di Viti. Lui che nella vita fa l‘idraulico insieme al padre: in uno dei box della palazzina i due hanno realizzato il magazzino.
Lui però voleva fare il contabile, ma dopo il diploma in ragioneria non ha trovato lavoro e allora si è messo a seguire le orme del padre. Fuori, in strada, c’è parcheggiato il Fiat Doblò grigio di Riccardo Viti, anch’esso pedina importante per arrivare al mostro di Ugnano. Dal luogo dove è stata ritrovata cadavere e crocefissa Andreea Cristina Zamfir, al palazzo di zona Careggi, il percorso della Fiat Dolbò è stato ricostruito mediante le immagini delle telecamere di sicurezza di varie attività commerciali, grazie alle quali si è giunti a Viti. Lui che ha la passione per le arti marziali e che – a quanto dice – non voleva uccidere Andreea, ma solo violentarla con un pezzo di legno dopo averla legata sotto un cavalcavia. Esattamente come avrebbe fatto con altre nove prostitute, le quali hanno aiutato gli inquirenti a disegnare il profilo di Viti. “Ho fatto una bischerata, pensavo la trovassero come le altre”.