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“Chi (non) l’ha detto. Dizionario delle citazioni sbagliate”, lo spassoso libro di Stefano Lorenzetto

05/07/2019 17:45 - Aggiornamento 05/07/2019 17:49

Come definire l’ultimo libro di Stefano Lorenzetto dal titolo Chi (non) l’ha detto. Dizionario delle citazioni sbagliate, edito da Marsilio? Un volume pieno di ironia, una risposta garbata al disordine culturale o piuttosto un viaggio alla scoperta della disinformazione dilangante? Forse tutte queste cose insieme. Eh già, perché nell’epoca dei social network e del fiorire dei blog, che di fatto hanno decretato la lenta agonia del giornali cartacei, in pochi si prendono la briga di «verificare». Così sorelle delle fake news sono i detti che si sono diffusi in modo errato, vale a dire quelle frasi che sono state attribuite a chi non le ha mai pronunciate. E il citazionismo alla carlona pare proprio il malessere del nostro secolo, malattia di cui Stefano Lorenzetto, da bravo giornalista, nel suo libro ha raccontato tutti i sintomi.

“Chi (non) l’ha detto. Dizionario delle citazioni sbagliate”, lo spassoso libro di Stefano Lorenzetto

Ipse dixit. Mica tanto. Prendiamo «Il fine giustifica i mezzi», Machiavelli non l’ha scritto da nessuna parte, tantomeno nel trattato politico suo più famoso Il Principe. «Eppure si muove»? Altro che frase di Galileo Galilei pronunciata uscendo dal Tribunale dell’Inquisizione nel 1663: se l’è inventata lo scrittore Giuseppe Baretti, nel 1757, un secolo dopo. «Fatta l’Italia, bisogna fare gli italiani», parola di Massimo D’Azeglio? Ma anche no: si tratta di un’espressione più stringata di un pensiero più esteso di Ferdinando Martini e risale al 1896. E si potrebbe continuare all’infinito, volete qualche altro esempio? Non è di Maria Antonietta «Se non hanno più pane, che mangino brioche», che forse l’avrà pure pronunciata, ma è una battuta del filosofo Jean Jacques Rousseau. Come non bisogna prendersela con Benito Mussolini per il motto «Dio, patria e famiglia», ma con Giuseppe Mazzini. E Stefano Lorenzetto si è messo a curiosare anche tra i libri di letteratura. Così si è accorto che «Elementare, Watson!» non si trova in alcun giallo di Arthur Conan Doyle, ma è presente in forma diversa ne Il caso dell’uomo deforme. Watson dice a Holmes: «Semplice!», e Holmes risponde: «Elementare!».


Un volume pieno di ironia, una risposta garbata al disordine culturale e molto altro…

Persino ad Oscar Wilde, tra gli autori più citati su Facebook e Twitter sono attribuite frasi che questi non avrebbe mai pronunciato. Qualche prova? «Preferisco il paradiso per il clima, l’inferno per la compagnia» è di Mark Twain che l’ha citata come propria nel 1901. Non è di Oscar Wilde neppure: «Posso fare a meno del necessario ma non del superfluo», che dovrebbe essere invece del francese illuminista Voltaire. La teoria dell’«evoluzione» di Darwin? Beh, vi sconvolgerà sapere che lo scienziato nei suoi scritti ha sempre parlato di «trasformazione» e che il motto «La sopravvivenza del più forte» sia una storpiatura, che mandò ai pazzi Hitler, da attribuire ad un altro studioso di nome Herbert Spencer. Un’ultima chicca? «Dio è morto, Marx pure, e anch’io non mi sento molto bene» non è del regista Woody Allen e se l’avete postata sui social a suo nome pentitevene amaramente. È una frase di Eugène Ionesco. Insomma anche le più solide certezze si sono sbriciolate come un biscotto bagnato nel latte di fronte al volume Chi (non) l’ha detto. Dizionario delle citazioni sbagliate, un libro spassoso da leggere durante la stagione estiva. 

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