Delitto di Garlasco, Alberto Stasi torna a sperare: il suo nuovo avvocato, Laura Panciroli, che ha sostituito il suo storico pool difensivo, ha infatti dichiarato che l’esito di nuovi accertamenti investigativi lo scagionerebbero. Condannato in via definitiva (dopo le due assoluzioni in primo e secondo grado) a 16 anni di reclusione perché riconosciuto colpevole dell’omicidio della fidanzata – avvenuto a Garlasco la mattina del 13 agosto 2007 – dai giudici dell’Appello bis e dalla Corte di Cassazione nel dicembre 2015, Alberto Stasi si è sempre professato innocente.
Alberto Stasi “scagionato” da nuovi elementi investigativi
Le Iene si sono occupate del caso con un servizio esclusivo andato in onda qualche giorno fa: secondo quanto trapelato in puntata, infatti, nuovi sviluppi sul caso fornirebbero a Stasi un alibi per l’ora del delitto: “C’è chi solleva molti dubbi sull’ultima sentenza. Ma oggi ci potrebbero essere nuovi elementi in grado di scagionare Stasi. ‘I giudici dicono che lui non ha un alibi’, sostiene il criminologo Alberto Miatello”. I succitati presunti nuovi accertamenti tecnici, come rivela l’avvocato Panciroli, “non difensivi ma oggettivi e terzi, portano ad escludere la presenza di Alberto Stasi sul luogo dell’omicidio”. Parole, le sue, giunte dopo il servizio de Le Iene durante il quale l’Ingegner Roberto Porta e il dottor Alberto Miatello hanno svolto degli accertamenti tecnici al fine di dimostrare che Stasi non sarebbe stato a casa della fidanzata quando veniva colpita mortalmente alla testa sulla porta di ingresso. “In un quadro probatorio già traballante”, ha detto l’avvocato di Stasi all’Agi, “questi nuovi elementi, uniti agli altri su cui stavamo già lavorando, danno una decisa spallata alla tesi della responsabilità di Stasi per la tragica morte di Chiara Poggi”.
Alberto Stasi avrebbe un alibi per l’ora del delitto
I nuovi accertamenti svolti riguarderebbero la ricostruzione del percorso tra le abitazioni di Alberto Stasi e Chiara Poggi: si impiegherebbero tra i 6 e i 7 minuti per farlo in bici (tragitto effettuato da Alberto secondo la sentenza di condanna). Una tempistica, questa, ritenuta incompatibile con il racconto fatto invece da una vicina di casa di Chiara considerata attendibile dalla magistratura e dai giudici dei tre gradi di giudizio. Secondo la ricostruzione agli atti, Alberto la mattina del delitto si recò in bici a casa della fidanzata che, disattivato l’antifurto alle ore 9:12, lo fece entrare. A quel punto Stasi, in preda ad uno scatto d’ira la colpì violentemente alla testa con un oggetto contundente mai ritrovato, uccidendola. Prima di andare via, l’assassino si recò in bagno e si lavò le mani sporche di sangue e ripulì perfettamente il lavandino. Poi riprese la bici e tornò a casa e alle 9:35 accese il suo pc per crearsi un alibi. Ebbene, Le Iene hanno incrociato le parole della vicina (agli atti del processo) che disse di essere passata davanti casa della vittima intorno alle 9:30 e di aver notato le persiane delle finestre ancora chiuse. Però all’arrivo dei Carabinieri quelle persiane vennero trovate aperte, secondo i giudici aperte dalla stessa Chiara. E quindi incrociando l’orario di passaggio della vicina, comprovato dall’aggancio della cella telefonica della zona, e considerando che la sua testimonianza è stata considerata attendibile dai giudici, si ipotizza che alle 9:28 Chiara fosse ancora in vita, visto che le finestre erano ancora chiuse. Se ciò venisse confermato cadrebbe l’impianto accusatorio a carico di Stasi perché l’ora della morte di Chiara verrebbe posticipata di una quindicina di minuti e Alberto avrebbe un alibi per l’ora dell’omicidio. Se infatti alle 9:35 è certo che lui fosse in casa (accensione pc) come può avere ucciso la fidanzata non prima delle 9:28, aver ripulito il lavandino ed essere rincasato per 9:35, in meno, cioè, di sei minuti?