Storia paradossale quella accaduta al Chieti Calcio negli ultimi giorni di Agosto, prima della regolare chiusura del mercato, quando un ragazzo di 18 anni si è presentato ai dirigenti sostenendo di essere un calciatore professionista. Militante nella selezione olimpica del Senegal e svincolato dalla precedente squadra di Dakar, si diceva ora pronto a tentare l’avventura nel calcio italiano di serie D (dove milita il Chieti). I dirigenti, come da prassi, credendo a quanto il giovane affermava, l’hanno aggregato alla rosa: Lamine Diatta avrebbe sostenuto un regolare provino per essere valutato.
Peccato però per i documenti. Per giorni la società nero-verde ha insistito perché fossero mostrati per le normali procedure burocratiche – mentre Lamine continua ad allenarsi ed integrarsi nello spogliatoio – fino a che si è cominciato a capire che c’era qualcosa sotto: in realtà il ragazzo, facilmente smascherato, si chiamava Issiaka ed era scappato dal centro di accoglienza per profughi di Alba Adriatica.
Il presidente delle giovanili del Chieti, Massimo Rebba, e lo tutto lo staff hanno preso quasi a ridere la cosa una volta scoperta ma, dicono, non si sarebbero mai aspettati nulla del genere. Il 18enne profugo del Gambia cercava, attraverso l’affiliazione ad una squadra di calcio, di ottenere un permesso di soggiorno e – si è venuto a sapere poi – aveva già provato ad ingannare il Pescara, dove però era stato respinto per le scarse capacità tecniche. Ora issiaka, dopo essersi reso protagonista di una storia quasi comica, è stato di nuovo trasferito al centro migranti.