Come sarà la casa del futuro? A svelarlo ci hanno pensato Leroy Merlin e Doxa, realizzando una ricerca nell’ambito dell’Osservatorio sulla Casa che ha provato a delineare la percezione degli italiani in rapporto alle strutture abitative del domani.
Per fare il punto su tutte quelle trasformazioni che appartengono già al presente, sono stati intervistati sia leader del settore, tra cui architetti ed esperti di smart cities, sia persone comuni: in tutto 1.011 individui, in base a quote rappresentative della popolazione italiana per sesso, età, area geografica. Ecco i quattro filoni pensati per riassumere i grandi cambiamenti che ci attendono:
– La Casa mutante: ovvero una casa flessibile, capace di cambiare dentro e fuori, tanto negli spazi quanto nelle atmosfere. Stop ai muri: gli spazi non saranno più statici, ma si potranno adattare ai bisogni del momento e agli stati d’animo. Del resto nelle grandi città è già possibile sperimentare soluzioni – come le pareti mobili – che consentono di modificare la spaziatura interna. La luce sarà sempre più efficiente, accendendosi, regolandosi e spegnendosi in totale autonomia. Le parole d’ordine? Fluidità, dinamismo, tecnologia avanzata al servizio del comfort e dell’ospitalità.
– La Casa collettiva: le strutture abitative del futuro strizzeranno l’occhio agli spazi condivisi e di aggregazione, per favorire l’esperienza “sociale”. Gli spazi individuali, pertanto, saranno ripensati, pur preservando la sfera personale. Ecco come la definisce la casa del domani uno dei thought leader del settore: “La casa del futuro sarà una bolla di spazio tutta per sé, da ritagliare in uno spazio comune”. La casa, inoltre, non rimarrà isolata, ma sarà inserita in un ecosistema urbanistico e sociale connesso al territorio e ai servizi.
– La Casa ricongiunta: una casa, ovvero, che assecondi il richiamo fisico alla natura. Non è un caso che le persone interpellate attribuiscano un valore di importanza medio pari a 7,5 (su 10) alla possibilità di avere a disposizione uno spazio verde, preferibilmente un orto, nel quale produrre alcuni alimenti. Una casa che deve “profumare di natura” sia fuori che dentro: via libera, allora, ad arredi fatti di legni grezzi, tessuti e oggetti in fibre naturali.
– La Casa device: un edificio ad alta tecnologia, dove i tech device non saranno più accessori esterni, ma faranno parte del dna della casa, anche preservando la sicurezza degli abitanti (il 78,5% degli intervistati desidererebbe una connessione continuativa a distanza con servizi di sicurezza, come vigilanza e soccorso medico). Una tecnologia meno invasiva e visibile, ma in fondo molto più presente.
Questi segnali faranno parte della nostra quotidianità? Non possiamo dirlo con certezza, anche se esistono già esperienze che sembrano darcene conferma.