Firenze, a partire dal quattordicesimo secolo, da un piccolo centro cittadino si sviluppa e cresce fino a diventare una vera e propria capitale degli affari, del commercio, della cultura e delle arti. I suoi monumenti, vero e proprio orgoglio fiorentino, e la sua importanza storica sono indissolubilmente legati a una figura molto particolare e unica nel suo genere: Cosimo De Medici. Chi era veramente? E perché fu così importante per la città?
Cosimo De Medici nacque a Firenze nel 1389, nipote di un noto banchiere e figlio di un commerciante di lana, divenne una figura di riferimento nella Firenze del ‘400. Commerciante, politico e banchiere, investì gran parte delle sue energie e tutte le sue finanze nello sviluppo della città. Cosimo De Medici, detto ‘Il Vecchio‘, era un banchiere fiorentino che trasformò la forza del denaro in una forza politica: rifiutò addirittura i titoli di principe e di signore in via ufficiale e assunse il ruolo di governatore di Firenze de facto. Grazie a lui, la città divenne, da semplice località dai tratti tipicamente medievali, a motore trainante di quello che verrà identificato come Rinascimento.
L’inizio della scalata di Cosimo De Medici cominciò quando, nel 1420, Giovanni De Medici lasciò la sua attività e si ritirò dalla vita economica. La gestione del Banco Medici venne lasciata a Lorenzo e Cosimo, ma fu il secondo a operare un sostanziale cambiamento con conseguente espansione dell’attività finanziaria famigliare: con l’apertura di filiali in diverse città europee fra le quali Parigi e Londra, riuscì a raggiungere una ricchezza tale da influenzare la vita politica della città di Firenze. La sua influenza avvenne tramite la supremazia delle cariche pubbliche: ricorreva infatti, molto spesso, a pratiche di corruzione e riuscì a fondare un vero e proprio partito attraverso la combinazione di matrimoni e alleanze.
Cosimo De Medici viene ricordato soprattutto per la sua inclinazione e la sua sensibilità nei confronti dell’arte: alla sua corte, infatti, sedettero nomi italiani illustri fra i quali Filippo Brunelleschi, Donatello, Desiderio Da Settignano e moltissimi altri che spesso chiamò per completare importanti opere civiche come palazzi e ville: fra le tenute famigliari più importanti si ricordano quelle del Cafaggiolo e del Trebbio ristrutturate da Michelozzo. Nel 1444, inoltre, diede la possibilità di accedere, come racconta Vespasiano da Basticci, alla sua imponente biblioteca Laurenziana o Medicea. Più di duecento volumi vennero custoditi all’interno della struttura e lo stesso Cosimo De Medici spinse affinché venisse arricchita costantemente. La sua fu una vita che tese verso l’alto, non senza numerosi lati oscuri che ancora oggi lasciano diversi punti interrogativi.