Daniela Santanchè, nota politica e imprenditrice cunese, senatrice di Fratelli di Italia, qualche tempo fa, ha rilasciato un’intervista ad “Ok Salute e Benessere” in cui ha raccontato a cuore aperto di soffrire di acluofobia. Dal greco ἀχλύς achlýs, “oscurità”, e φόβος phóbos, “fobia”, o nictofobia, che designa la forte paura dell’oscurità e del buio. Sul sito “Manuale MSD” si legge che “i disturbi fobici specifici consistono in persistenti, irragionevoli, intense paure (fobie) relative a situazioni, circostanze od oggetti specifici. La paura provoca l’ansia e l’annullamento”. Di questa stessa fobia soffre anche il noto attore Keanu Reeves.
Daniela Santanchè ha lo stesso disturbo di Keanu Reeves: «È iniziato tutto da bambina»
«La mia fobia è iniziata da bambina, quando tornando dalle vacanze ho trovato la casa svaligiata dai ladri. Mi sono fatta forza e a poco a poco sono riuscita a non tenere la luce accesa in camera tutta la notte», ha esordito Daniela Santanchè, che ha poi aggiunto: «Il furto in casa è uno shock per un adulto, figuriamoci per una bambina: ricordo l’arrivo con la famiglia in auto, il parcheggio sotto casa nel garage silenzioso, buio e umido e poi la porta d’ingresso aperta, i cassetti ribaltati e quel disordine irreale. Da allora – e per molto tempo – per me dormire da sola senza una luce accesa sul comodino è stato impossibile. Quando poi mi sono trasferita a Torino per frequentare Scienze Politiche non sono riuscita a prendere sonno per mesi interi!». Dormire per la 58enne era diventato un vero problema: «Dormire da sola mi faceva tremare. Sentivo l’ascensore, sentivo i passi, sentivo tutti i rumori possibili. E stavo sveglia fino alle cinque del mattino china sui libri, fino a quando il bar sotto casa apriva. Solo allora mi sentivo protetta e riuscivo ad andare a letto!».
«Adesso mi bastano la luce del telefonino o la spia rossa del televisore per addormentarmi tranquillamente…»
Come ha superato la sua grande paura? «Avrò avuto 16, 17 anni quando ho iniziato ad affrontare il problema. Mi obbligavo ad andare in bagno la sera con la luce spenta e, quando d’inverno uscivo il pomeriggio con mia sorella, mi sforzavo di tornare a casa da sola dopo il tramonto, nonostante lo stress. Ci sono voluti anni, ma grazie al lungo percorso di razionalizzazione e alla forza di volontà ho imparato a vivere meglio la paura, se non proprio a superarla del tutto. Adesso mi bastano la luce del telefonino o la spia rossa del televisore per addormentarmi tranquillamente. Insomma, la situazione ormai è sostenibile!». Per la pitonessa la cosa più importante è non lasciarsi sopraffare da ansie, fobie e timori. Tutto sta nel lavorare su se stessi o affidarsi a qualche terapeuta esperto.