Dario Argento in una recente intervista ha parlato del libro che era in gestazione da tre anni e che s’intitola “Paura” e che racconta la sua autobiografia in 350 pagine tra cinema, amori, figlie e fantasmi del passato. Dice che raccontare se stessi e la famiglia ha un significato ben preciso: guardarsi dentro. Scrivere gli è venuto molto naturale perché, in passato, è stato un giornalista. Dice di aver sofferto di depressione e di aver pensato anche al suicidio e questo periodo è durato parecchi mesi. Però è stato utile scriverlo e raccontarlo, com’è accaduto, facendosi aiutare da un amico medico. Il suo male era una ‘strana’ depressione che lo rendeva euforico tanto da fargli organizzare, nella stanza d’albergo dove viveva, delle proiezioni di film alle quali assistevano degli amici e poi usciva a far baldoria. Ma quando ritornava in stanza si ritrovava solo con se stesso e i suoi demoni cominciavano a perseguitarlo.
La solitudine ricorre nelle sue pagine tanto che viaggiava per conto suo per non relazionarsi. Ammette anche che è felice quando un amore finisce perché quando non c’è più un legame prova un senso di euforia e leggerezza e la vita può ripartire. Tutte le donne lo hanno interessato: dalle prostitute che gli hanno insegnato i segreti del sesso ai grandi amori che hanno occupato una parte importante della sua esistenza. Facendo un riferimento a Biancaneve ammette di preferire la Strega Cattiva perché molto più sensuale e questa è sempre stata la sua passione. Lo ha perseguitato più di uno stalker e forse sono i suoi film a far venire strani pensieri alla gente…Ha cercato di mettere ordine nella sua vita ma si è reso conto che il successo in Usa e in Giappone non se lo è goduto, come se fosse accaduto ad un’altra persona. Quando “L’uccello dalle piume di cristallo” è stato al primo posto degli incassi negli Stati Uniti, non era per niente eccitato e pensava sempre al dopo perché voleva fare quello che gli piaceva.
La timidezza lo ha sempre condizionato anche se non può permettersi di esserlo. Ricorda i tre giorni trascorsi in carcere con la sensazione di essere in collegio ma la privazione della libertà è terribile. Anche quella volta tutto era nato da un equivoco e quando, alla perquisizione, gli hanno chiesto se aveva droghe, ha risposto negativamente anche se l’hashish che teneva sul comodino, per lui, non era droga. Crede nella liberalizzazione delle droghe leggere e scrive anche che i dissapori con sua figlia Asia potrebbero essere materia per un altro libro. Tante donne della sua vita si riconosceranno nelle sue pagine legate a tanti ricordi e ognuna avrà il “suo” che , il più delle volte, non coincide con la versione propria, perché la memoria è fallace.