Mele è un bambino di sei anni affetto da una grave forma di disabilità che non gli permette di essere autonomo nelle azioni quotidiane. Eppure pare che sia riuscito a trovare un modo per raccontare se stesso, utilizzando il suo stesso corpo come forma di espressione artistica.
E’ nata così la mostra “La vita dipinta di Mele”, che la Basilica della Santissima Trinità di Roma avrà il piacere di far conoscere al grande pubblico fino all’11 maggio 2014. Inizialmente gli stessi frati avevano risposto che non avrebbero ospitato la mostra perché non reputata all’altezza di “un luogo della pittura mondiale”, ma poi sono state le stesse immagini delle opere ad aver convinto i religiosi del contrario.
E’ stata la mamma di Mele a scoprire casualmente le doti artistiche del figlio, fornendo sia a lui che al fratello maggiore tempere e tele dove i bambini si sono rotolati spargendo i colori con il corpo nudo. Da allora Mele non ha mai abbandonato la sua passione. Dipinge soprattutto durante la bella stagione, aiutato dai genitori, che a volte lo tengono sospeso sulla tela per permettergli di impugnare il pennello, e soprattutto dalla mamma, che sa cogliere le indicazioni labiali o i gesti della mani del figlio interpretandone i desideri. Insomma, le crisi epilettiche e l’impossibilità di parlare e camminare non hanno impedito che il bambino si esprimesse artisticamente.
Sono altre due le particolarità che rendono “grande” questa mostra: l’evento è stato totalmente realizzato grazie al crowfounding e alle donazioni, e il titolo di ogni quadro è stato tradotto, oltre che in inglese, nel linguaggio simbolico adottato nella comunicazione aumentativa alternativa (Widgit literacy symbols).
(fonte Redattore Sociale; autore dell’immagine principale: Alessandro Frangi, da Flickr.com)