Chi non la conosce crede che Scampia sia soltanto le “vele”. Palazzoni inguardabili pieni di spazzatura, malviventi e droga. A Scampia c’è molto di più. Da Secondigliano a Piscinola, è un tutt’uno di palazzoni, case popolari, ex cooperative, separati da rotonde e vialoni.
Nelle traverse, nei cortili delle abitazioni, sotto i portici dei mega-condomini, nei punti più bui e nascosti (ma neanche più di tanto), ecco spuntare ragazzi in scooter che fanno le cosiddette sentinelle (i “pali”, come dice qui). Poco più in là, all’interno dei sottoscala, negli androni nei palazzi o addirittura in costruzioni di muratura realizzate ex novo, ogni giorno vengono vendute migliaia di dosi, di qualsiasi cosa, dalla bustina di marijuana al pezzettino di hashish (per gli acquirenti più moderati), fino ai grammi di cocaina, di crack o di eroina. Qui ce n’è per tutti.
E mentre in centro città il sindaco De Magistriis parla di lungomare liberato e fa realizzare una pista ciclabile assurda, qui in periferia è esattamente tutto uguale come negli anni ’80. Tossici provenienti da ogni parte della Campania (e del Sud Italia) per acquistare quotidianamente la loro dose per portarla al loro paese o consumarla direttamente lì, in strada, tra i ruderi di qualche garage abbandonato, insieme ad altri tossicodipendenti.
Giovani poco più che maggiorenni che arrivano qui dai quartieri della Napoli bene per acquistare ciò che li farà sballare la sera. E c’è anche chi ha richieste più specifiche, più “attuali”, ad esempio prima di trascorrere una nottata in discoteca: dalla micidiale “Mdma” (ecstasy) alla chetamina (l’anestetico tanto in voga tra i giovani italiani).
Tutto sempre uguale, insomma, fatta eccezione per i numerosi controlli delle ultime settimane proprio tra Secondigliano e Scampia. Il riaccendersi della faida tra i clan ha riportato i riflettori qui, così come la polemica scaturita dall’Amministrazione Comunale che ha vietato le riprese per una fiction proprio a Scampia.
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