Il poliziotto Roberto Mancini si è spento questa notte, all’età di 53 anni, all’Ospedale di Perugia: si conclude così la strenua battaglia dell’investigatore, che fin dagli anni Novanta ha provato a far luce sul disastro ambientale di Campania e Lazio anticipando di quindici anni quanto è stato documentato in “Gomorra”. Ad ucciderlo un cancro al sangue, contratto sul lavoro respirando rifiuti radioattivi e tossici.
Come riportato da La Repubblica, nel 1997 Mancini era entrato a far parte della commissione parlamentare d’indagine sul ciclo dei rifiuti, facendo sopralluoghi nelle discariche abusive che raccolgono i veleni delle industrie italiane ed europee. La sua informativa, che aveva permesso di “mappare” i rifiuti ed era stata depositata nei cassetti della Criminalpol, rimarrà segreta fino al 2010, quando le indagini verranno riprese, conducendo dritto al processo l’avvocato Cipriano Chianese e i clan dei Casalesi.
Intanto il poliziotto contrae il linfoma Hodgkin, un tumore dovuto – come accertato da una commissione medica – al contatto con sostanze nocive alla salute. Il ministero degli Interni gli riconoscerà un risarcimento ridicolo di 5.000 euro, mentre la camera dei Deputati risponderà con un “no” alla domanda di riconoscimento economico avanzata da Mancini proprio nei mesi scorsi.
I funerali si svolgeranno sabato 3 maggio, alle ore 11.30, nella basilica romana di San Lorenzo.
(autore dell’immagine principale: Gianfranco Reppucci, da Flickr.com)