Il 7 ottobre 1849 moriva a Baltimora Edgar Allan Poe, uno degli scrittori più influenti della letteratura mondiale, considerato dai più il pioniere del racconto poliziesco e il padre della letteratura dell’orrore, quella caratterizzata da omicidi, gatti neri e streghe. Si è spento a soli 40 anni, in solitudine. Una vita la sua breve e costellata di non pochi problemi: dall’abuso di alcool alle difficoltà finanziarie, senza contare il pessimo riscontro iniziale dei suoi libri da parte di pubblico e critica. Eppure oggi le opere sue sono tra le più lette e tradotte: Manoscritto trovato in una bottiglia (1833), Avventure di Gordon Pym del 1838, La caduta della casa degli Usher (1840) e I delitti della Rue Morgue del 1841. Per ricordare Edgar Allan Poe (Boston, 19 gennaio 1809) abbiamo pensato di raccogliere alcune delle sue frasi più famose.
Edgar Allan Poe moriva oggi: le frasi più famose del maestro dell’orrore
- “Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte”. (da Eleonora).
- “I veri, i soli veri pensatori, gli uomini di ardente immaginazione!” (da Mellonta tauta).
- L’ignoranza è una benedizione, ma perché la benedizione sia completa l’ignoranza deve essere così profonda da non sospettare neppure se stessa”. (da Un capitolo d’idee).
- “Essere sepolti vivi è senza dubbio, il più terribile tra gli orrori estremi che siano mai toccati in sorte ai semplici mortali. Che sia avvenuto spesso, spessissimo, nessun essere pensante vorrà negarlo. I limiti che dividono la Vita dalla Morte sono, nella migliore delle ipotesi, vaghi e confusi. Chi può dire dove finisca l’una e cominci l’altra?” (da La sepoltura prematura).
- “Mi hanno chiamato folle; ma non è ancora chiaro se la follia sia o meno il grado più elevato dell’intelletto, se la maggior parte di ciò che è glorioso, se tutto ciò che è profondo non nasca da una malattia della mente, da stati di esaltazione della mente a spese dell’intelletto in generale”. (da Eleonora).
- “Tutto ciò che vediamo o sembriamo non è altro che un sogno in un sogno”. (da A Dream within a Dream).
- “Oggi sono in catene e sono qui. Domani sarò senza ceppi… ma dove?” (da Il genio della perversione).
Incipit de “Gli omicidi della Rue Morgue” e di “Avventure di Gordon Pym”
– “Le facoltà mentali descritte come analitiche sono a loro volta difficilmente analizzabili. Ne constatiamo l’efficacia, non altro. Sappiamo che per coloro che ne sono dotati, purché in forma estremamente acuta, sono fonte del più alacre godimento. Come l’uomo gagliardo gode della propria prestanza fisica e si diletta di quelle imprese che impegnano i suoi muscoli, allo stesso modo l’analista si compiace di quella attività mentale che risolve”. [E.A. Poe, Gli omicidi della Rue Morgue, traduzione di Giorgio Manganelli, Einaudi, 1983].
– “Mi chiamo Arturo Gordon Pym: mio padre era un distinto commerciante di articoli navali a Nantucket, dove io nacqui; il mio nonno materno, che era avvocato, aveva una buona clientela ed era fortunato in ogni sua impresa, tanto che aveva speculato con molto successo con i titoli della Edgarton New Bank, come nel passato era chiamata; con questo ed altri mezzi era riuscito a metter da parte un discreto gruzzolo. Era affezionato a me, penso, più che a chiunque altro al mondo, tanto che mi aspettavo, alla sua morte, di ereditare la maggior parte dei suoi beni: a sei anni mi mandò alla scuola del vecchio signor Ricketts, un gentiluomo che aveva un sol braccio e modi eccentrici, che è assai ben conosciuto da quasi tutti quelli che hanno visitato New Bedford; rimasi alla sua scuola fino a sedici anni, quando la lasciai per l’Accademia del signor E. Roland che si trova sulla collina; qui divenni amico del figlio del signor Barnard, un capitano di mare che, di solito, navigava alle dipendenze di Lloyd e Vredenburgh e che è assai noto a New Bedford e, ne sono sicuro, ha molti parenti a Edgarton. Suo figlio, che si chiamava Augusto, aveva circa due anni più di me e aveva già compiuto un viaggio a caccia di balene sulla John Donaldson in compagnia di suo padre e continuava a parlarmi delle sue avventure nell’Oceano Pacifico Meridionale”. [E.A. Poe, Arturo Gordon Pym, traduzione di Carla Apollonio, in “Racconti. Il resoconto di Arturo Gordon Pym. I racconti del grottesco e dell’arabesco”, Orsa Maggiore ed., 1990]
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