Vai al contenuto
Home » Gossip » Edoardo Raspelli, conduttore di “Melaverde” racconta: «A 14 anni fui violentato da coetanei!»

Edoardo Raspelli, conduttore di “Melaverde” racconta: «A 14 anni fui violentato da coetanei!»

07/11/2018 09:35

Edoardo Raspelli, giornalista, critico e conduttore di Melaverde su Canale 5, si è lasciato andare ad una lunga confessione, rivelando un episodio doloroso accaduto quando era appena adolescente. Ci sono voluti ben 55 anni prima che Edoardo Raspelli trovasse il coraggio, o meglio ancora la forza interiore, di condividere il peso di uno stupro di gruppo di cui è stato vittima. 

leggi anche l’articolo —> Loretta Goggi parla del periodo più difficile della sua vita: «Non uscivo più di casa, un giorno mia sorella …»

«Adesso che sto affrontando la vecchiaia, è arrivato il momento di tracciare il bilancio della vita», ha rivelato in un’intervista al settimanale Cronaca Vera. «Era estate, vacanze in un collegio con altri ragazzi a Chiavari, quasi un castello in cui ogni studente aveva una stanza tutta per sé. Io ero nella mia. Un pomeriggio mi assalirono in sei mentre io stavo riposando sul letto nella mia camera. In quattro mi bloccarono, gli altri mi tirarono giù i pantaloni. Mi violentarono!», rivela Edoardo Raspelli, che per la vergogna non raccontò l’accaduto nemmeno ai genitori: al padre «fascista convinto» , né alla madre, benché fosse una donna all’avanguardia rispetto ai tempi. Due anni dopo, nel 1966, un giovane Edoardo Raspelli va al cinema proprio con la madre. Il film in sala è Le amicizie particolari, che racconta la storia di due ragazzi che si scoprono innamorati in un collegio gesuita. Ad un certo punto il 16enne scoppia a piangere, ma la madre, all’oscuro di quello stupro di gruppo, non può capire e fraintende: «Piuttosto che tu fossi come loro, preferirei che fossi morto!». Parole che risuonano nella mente di Edoardo Raspelli come uno schiaffo, forse come una seconda violenza. «Io non ero come loro, ma quelle parole le trovai ugualmente terribili. E forse per questo preferii dimenticare tutto!».

Fortunamente oggi il critico, complice forse l’età e la consapevolezza di aver trovato un equilibrio, si sente libero di poterne parlare: «Sento il peso della vita che corre: muore gente che conosci, un bimbo a cui facevi da padrino, un amico caro. E il file, chissà perché, torna leggibile!».