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Elena Ceste «era affetta da un delirio persecutorio»: emergono le inquietanti testimonianze del figlio e della sorella

Caso Elena Ceste news: Michele Buoninconti innocente in carcere vittima di un processo mediatico che non gli ha lasciato scampo. La criminologa Ursula Franco è tornata a ribadirlo attraverso una intervista a Lecronachelucane.it.

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Elena Ceste «era affetta da un delirio persecutorio»: le inquietanti testimonianze del figlio e della sorella

Ve ne riportiamo alcuni stralci determinanti per capire la posizione del pool difensivo dell’ex vigilie del fuoco, che sta scontando nel carcere di Alghero la condanna definitiva a 30 anni di reclusione per omicidio volontario e occultamento di cadavere: Elena Ceste non è stata uccisa – ha ribadito Ursula Franco –  ed era «Affetta da un delirio persecutorio […] Michele Buoninconti è stato arrestato a fine gennaio 2015 dopo la virata colpevolista dei Media che inizialmente avevano dato in pasto ai telespettatori i messaggi che sua moglie Elena Ceste si scambiava con i suoi amanti, le interviste ad uno di questi e quelle al medico di famiglia, ai vicini ed al prete, interviste dalle quali si evinceva con forza che la donna era affetta da un delirio persecutorio». Rileggendo alcuni passaggi estrapolati dagli atti delle indagini se ne può avere precisa cognizione: «Mia sorella mi ha chiamato telefonicamente nella mattinata del 23 gennaio, fatto strano in quanto ci sentiamo solitamente in orario serale. Ricordo che le chiedevo come stesse e lei mi rispondeva che stava abbastanza bene ma aveva PROBLEMI ALLA TESTA […] Credo comunque mia sorella possa aver compiuto un gesto anticonservativo», queste le parole di Daniela Ceste, sorella di Elena, sentita come persona informata sui fatti a inizio indagini. Come spiega la Franco, inoltre, «La sorella si stupì per quella chiamata mattutina che le apparve una telefonata di commiato. Infatti Daniela disse a sua sorella che si sarebbero viste nel week end ed Elena le rispose: ‘eh si tantooo’ che Daniela interpretò come: ‘non ci sarò, chissà se ci sarò’ … Dai verbali di Daniela Ceste, sorella di Elena: ‘(Elena) nel mese di novembre 2013 era caduta in uno stato di depressione…aveva esternato una sua preoccupazione o disagio circa un qualcosa che aveva fatto ma non specificava troppo… che quando lo aveva fatto NON ERA IN SE STESSA e aveva sbagliato. Era preoccupata perché diceva che tanto ormai sapevano tutti di cosa stava parlando e che anche i figli l’avrebbero vista come un mostro… non abbiamo avuto modo di verificare queste presunte cose dette». Si aggiungano le innocenti e disinteressate parole del figlio della Ceste, che al magistrato riferì che la mattina della scomparsa (24 gennaio 2014) mentre lo vestiva, Elena gli disse: «Se mamma scappa voi dovete crescere da soli». «Pag 5, annotazioni d’indagine relative alla denuncia di scomparsa di Elena Ceste del 26 gennaio 2014 – precisa la criminologa Franco – E questa è solo una minima parte delle testimonianze che evidentemente sono parecchio ‘scomode’ sia alla Procura di Asti che ai programmi tv».

Come è morta Elena Ceste: la ricostruzione fatta dalla difesa di Michele Buoninconti

«Nel caso Ceste si è passati dall’ipotesi dell’allontanamento volontario in preda ad una crisi psicotica, sostenuta anche dallo psichiatra consulente della procura di Asti, ad una condanna del marito per omicidio senza che sul cadavere della Ceste fossero rinvenuti i segni di una morte violenta» – ha detto Ursula Franco, che non le ha mandate a dire alla Procura che ha gestito il caso Ceste- Buoninconti – la procura di Asti si è servita di un consulente che ha mentito al giudice del primo grado relativamente ai suoi titoli di studio – Giuseppe Dezzani, un geometra che, durante l’udienza del processo del 22 luglio 2015, ha sostenuto di essere laureato in Informatica, incorrendo nei reati di falsa testimonianza e falsa attestazione a un pubblico ufficiale sui suoi titoli di studio. Dezzani avrebbe dovuto rispondere al giudice secondo verità, invece ha dichiarato il falso -, ciò ha impedito che Buoninconti venisse sottoposto ad un giusto processo. La genuinità delle dichiarazioni rese dai consulenti è infatti condicio sine qua non per la correttezza e la giustizia della decisione giudiziaria». Un “orrore” giudiziario, per la Franco, quello che ha coinvolto l’ex vigile del fuoco. «Elena Ceste non è stata uccisa … La soluzione del caso Ceste è nella mia consulenza che è stata depositata nel 2015 dall’avvocato Massimo Tortoroglio: ‘Elena Ceste si è allontanata di casa in preda ad una crisi psicotica ed è morta per ipotermia, non c’è spazio per soluzioni alternative, anzi, eventuali ricostruzioni fantastiche danneggerebbero il povero Buoninconti […] Io non solo conosco gli atti d’indagine che mi permettono di dire senz’ombra di dubbio che nel caso Ceste non è stato commesso un omicidio ma ho analizzato anche tutto ciò che è venuto dopo la scomparsa di Elena e che ha condotto a questo orrore giudiziario». Il delirio psicotico può portare al denudamento, lo ha assicurato la Franco: «Il 24 gennaio 2014, Elena Ceste, poco dopo le otto del mattino, in preda ad una crisi psicotica, si denudò nel giardino di casa sua, lasciando una maglia e le ciabatte davanti al portone ed il resto degli indumenti davanti al cancello, si allontanò nei campi e si nascose ai suoi immaginari persecutori, a circa 800 metri di distanza da casa sua, in un tunnel di cemento del Rio Mersa dove trovò la morte per assideramento. Sui resti della Ceste non vennero riscontrate lesioni riconducibili ad una morte violenta e l’autopsia psicologica permise allo psichiatra della procura di Asti di diagnosticarle un disturbo psicotico […] Il denudamento è una tra le anomalie del comportamento che possono manifestarsi nei soggetti psicotici (DSM- 5), il fatto che i carabinieri della stazione di Costigliole d’Asti e la procura di Asti ignorassero questo dato scientifico li condusse a ritenere che il ritrovamento dei resti della Ceste privi degli abiti fosse la prova dell’omicidio mentre non era altro che la conferma della crisi psicotica che aveva colpito la donna il giorno della sua scomparsa». 

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