L’assessore regionale pugliese all’Ambiente, Filippo Caracciolo, candidato del Pd alla Camera in un collegio uninominale, è indagato per corruzione e turbativa d’asta nell’ambito di una indagine della Procura di Bari su una gara d’appalto per 5,8 milioni di euro per la costruzione di una scuola media a Corato.
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Filippo Caracciolo indagato: ecco l’accusa
L’indagine, nell’ambito della quale la guardia di finanza ha compiuto perquisizioni nell’ufficio e nell’abitazione di Caracciolo, è un filone dell’inchiesta sull’Arca Puglia che il 5 dicembre scorso ha portato, tra l’altro, all’arresto dell’imprenditore Massimo Manchisi, titolare dell’impresa che sarebbe stata favorita dall’intervento di Caracciolo. Secondo l’ipotesi d’accusa, Caracciolo avrebbe indotto il presidente della commissione aggiudicatrice della gara, Donato Lamacchia, a favorire l’impresa di Manchisi, ottenendo da quest’ultimo la promessa di appoggio per le prossime elezioni.
Alla lunga lista di impresentabili del Pd oggi se ne aggiunge un altro: Filippo Caracciolo, assessore regionale pugliese, indagato per corruzione in un’inchiesta su una gara d’appalto da 5,8 milioni di euro per la costruzione di una scuola
— Luigi Di Maio (@luigidimaio) 7 febbraio 2018
Filippo Caracciolo indagato: la difesa del Pd
Per i vertici pugliesi del Pd, però, l’indagine su Caracciolo non è un problema. “Noi continuiamo a essere garantisti” e “siamo fiduciosi che la magistratura faccia il suo corso e che possa accertare l’estraneità di Caracciolo”, dice Marco Lacarra, segretario pugliese del Pd a Il Fatto Quotidiano. Rispetto alla opportunità che Caracciolo debba dimettersi dal suo incarico di assessore e dal ruolo di candidato in Parlamento, Lacarra ritiene che debba essere lo stesso Caracciolo a valutare: “Non credo – dice – debba essere coartato in decisioni che competono alla sua persona”.