L’esito delle elezioni politiche in Spagna non ha dato certezze. Dalle urne ieri 26 giugno è uscito infatti un risultato che non si è discostato dal voto di dicembre 2015, in quanto il Pp è sì primo partito, ma con una maggioranza non assoluta che lascia presagire l’ingovernabilità del Paese: maggioranza assoluta solo nel Senato di Madrid con 130 seggi su 208 (Psoe 43 e Podemos 16), con 6 seggi in più rispetto al Senato uscente, tuttavia al Congresso la situazione è differente, in quanto il Pp è primo con 137 seggi su 350 – e 13 in più rispetto al voto di dicembre 2015 – il che non è abbastanza per governare con stabilità.
Il Partito Popolare del premier uscente Mariano Rajoy ha dunque vinto le elezioni politiche in Spagna – piazzandosi davanti a Psoe con il 22,7% e 85 deputati, Podemos con il 21,1% e 71 seggi e Ciudadanos con il 13% e 32 seggi- con il 33% e 137 seggi su 350 nel Congresso dei deputati.
Contrariamente al dato dei primi exit poll, che dava il partito postindignados davanti allo Psoe, è sfumato quindi il ‘sogno’ di
Podemos di diventare il primo partito della sinistra e candidarsi alla guida del governo spagnolo. È Mariano Rajoy a riconfermarsi vincitore, seppur relativo, di queste elezioni spagnole.
“Rivendichiamo il diritto di governare, perché abbiamo vinto. Da domani inizieremo a parlare con tutti”, ha dichiarato ieri il premier spagnolo Mariano Rajoy davanti alla folla festante per l’esito del voto. E ora è rebus politico: si realizzerà la proposta fatta in campagna elettorale da Rajoy, che auspicava una “gran coalicion” per poter garantire 4 anni di stabilità politica alla Spagna?