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Finanziamenti: Scegliere tra Tasso Fisso e Variabile

Percepito come un dubbio “amletico”, la predisposizione verso un’opzione piuttosto che un’altra è sempre stata legata non solo alle differenze culturali degli individui ma anche a quelle relative alle aree territoriali in cui gli attori del sistema si collocano. Ad esempio,  si nota una differente predisposizione al rischio tra Nord e Sud Italia.

Dopo anni di studi e statistiche è emerso un dato inconfutabile: una maggiore predisposizione al rischio da parte dei cittadini e delle aziende settentrionali con consequenziale scelta di finanziamenti il cui tasso d’ interesse passivo si adegua alle fluttuazioni del mercato del denaro. A fare da contraltare, il sistema conservativo presente nel sud del nostro Paese e che si sostanzia nell’optare verso forme di prestito a tasso fisso.

In poche parole, nel primo caso i soggetti sono inclini e disposti ad accettare un costo del denaro deciso totalmente dal mercato e composto da una parte (Tasso Euribor) e da un’altra (Spread) stabilita dall’istituto finanziatore a cui viene richiesto il credito e molto sensibile alle oscillazioni della congiuntura economica.

Nel secondo caso, ovvero quando la scelta cade su prestiti a tasso fisso, il richiedente decide di sopportare rate (Quota capitale ed Interessi Passivi) che si caratterizzano per una consistenza maggiore, almeno durante il breve periodo, rispetto a quelle che dovrebbe affrontare nel caso in cui optasse per un finanziamento a tasso variabile.

Ed è proprio in questa differenza che si sostanzia la delicata scelta tra le due strade: preferire quella della certezza del debito (tasso fisso) a scapito di un risparmio immediato/futuro o quella del rischio (tasso variabile) a scapito, invece, della cosiddetta tranquillità finanziaria?

Finanziamenti Tasso Fisso Tasso Variabile

La non facile risposta al quesito cambia al variare delle disponibilità finanziare, dell’apertura mentale con conseguente livello di predisposizione al rischio del finanziato e dal contesto strutturale e congiunturale del momento.

Si può tranquillamente affermare che in presenza delle attuali oscillazioni dei tassi che sono conseguenza non solo della crisi economica che imperversa ma anche della qualità dei patrimoni degli istituti finanziari finanziatori, il margine di scelta diminuisce e la direzione porta al tasso fisso, anche se attualmente la politica commerciale delle banche viaggia nel senso opposto.

Esistono tuttavia delle varianti, come ad esempio i finanziamenti a tasso variabile con “cap” (tetto) che offrono la possibilità di optare per sistemi di prestito il cui costo risenta soltanto parzialmente delle condizioni esogene dettate dal mercato. Si tratta in pratica di una variante che permette al finanziato di esporsi alle decisioni del mercato dei tassi fino ad un certo punto (cap), ovvero è lo stesso richiedente, in accordo con il finanziatore. a decidere il livello di rischio massimo che sarà in grado di affrontare.

Infine, molto dipende dal quantitativo delle somme prese a prestito, dalla disponibilità finanziaria del mutuatario e specialmente dalle aspettative di reddito future di quest’ultimo. In poche parole, è auspicabile una soluzione di contenimento dell’importo della rata accompagnata, gioco-forza, da un’estensione della durata per coloro in possesso di redditi non elevati e contraddistinti da aspettative di guadagno non in aumento (tasso fisso o tasso variabile con “cap”). La strada raccomandabile per chi si trova nella situazione diametralmente opposta, invece, è quella che prende in considerazione la variabilità integrale dei tassi potendo, eventualmente, rispondere ad una maggiore esposizione alle condizione del mercato (aumento Euribor e/o Spread) con la propria capacità finanziaria.

(foto: @Canadian Pacific, @Samantha Celera -Flickr.com)

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