La fotografia contemporanea sta vivendo l’epoca della sua definitiva democratizzazione. Oggi siamo “tutti fotografi”. La diffusione capillare ed a basso costo di apparecchi fotografici comporta una produzione abnorme di immagini, all’interno della quale è difficoltoso trovare elementi di valore. È vero che “siamo tutti fotografi” ma è altresì vero che per fare un buona immagine servono conoscenze che il nostro smartfone o la nostra fotocamera non offrono. Occorrerebbe quindi fare un distinguo: fotografo è colui che scatta con cognizione di causa, mentre gli altri sono semplici persone con un apparecchio fotografico in mano.
Il progresso tecnologico ha permesso di creare apparecchi con automatismi che possono sostituire l’uomo per quanto riguarda la scelta dei parametri di scatto della fotografia. Il fotografo deve solo inquadrare e fare click. Questi automatismi non sono sempre un bene. Fotografare coscientemente significa anche scegliere cosa mettere a fuoco, dove e come esporre e molto altro ancora. La fotografia deve comunicare un messaggio e tutti gli elementi del linguaggio fotografico devono sincronizzarsi su quello che il fotografo vuole dire, cosa che nessuna tecnologia potrà mai fare. Pertanto dire che siamo tutti fotografi è una falsità.
Viviamo un’epoca dominata dalle immagini, dove fotografare bene sembra una attività alla portata di tutti, ma non è così. Una buona fotografia è fatta per il 90% dal fotografo e dalle sue capacità, per il restante 10% del mezzo utilizzato. Vedere in rete, o sui giornali migliaia di fotografie apparentemente belle non significa che sia diventato facile fare foto. Di queste migliaia di immagini quante ne ricordate? Probabilmente nessuna, questo perché nessuna immagine era davvero valida e ricca di contenuti, mentre lo scopo del fotografo è quello di creare immagini che comunichino un messaggio e che si imprimano nella mente di quanti le osservano.