Decine di attivisti per l’ambiente si sono incatenati questa mattina a Roma davanti a uno degli ingressi del Palazzo Eni, per protestare contro i piani di espansione della multinazionale nella ricerca e nello sfruttamento di petrolio e gas. Lo rende noto Greenpeace Italia in un comunicato stampa appena diffuso. La mobilitazione avviene a due giorni di distanza dal quarto sciopero globale per il clima che si terrà venerdì 29 novembre 2019.
Fridays for Future, la protesta pacifica davanti alla sede Eni
“L’azione di protesta pacifica – si legge nella nota inviata alla stampa – vuole inoltre accendere i riflettori sulle vaste operazioni di greenwashing su cui il Cane a sei zampe punta per dare di sé un’immagine pulita. La manifestazione nonviolenta si tiene mentre, presso il tribunale di Milano, si sta per svolgere una nuova udienza del processo per corruzione internazionale in cui Eni è accusata di aver pagato una tangente da 1,1 miliardi di dollari, per l’acquisizione di un giacimento petrolifero in Nigeria”.
Greenpeace, Eni e le questioni ambientali
Greenpeace evidenzia le pratiche a suo dire non rispettose dell’ambiente della multinazionale italiana e di come questa sia una delle trenta aziende più inquinanti del Pianeta per emissioni di gas serra. “Eni ha intenzione di continuare a puntare pesantemente su gas e petrolio – si legge nel comunicato – Ad oggi, Eni produce circa 2 milioni di barili di idrocarburi al giorno, la metà dei quali proprio in Africa, dove è già il primo produttore internazionale. Ma la strategia dell’azienda per il prossimo quadriennio è di espandere ulteriormente il proprio business fossile, perforando 40 nuovi pozzi ogni anno”.
A due giorni dal 4° #ScioperoGlobale per il #clima gli attivisti di #Roma si incatenano davanti il palazzo dell’@eni, una fra le 30 aziende più inquinanti al mondo. #Eni #FridaysForFuture #ClimateStrike #StopFossilFuels pic.twitter.com/Z2VumfWp29
— Fridays For Future Italia (@fffitalia) November 27, 2019
Al centro dei piani di Eni, secondo Greenpeace Italia, ci sarebbe in particolare l’espansione del gas fossile, “sfruttando i giacimenti che controlla in Mozambico, Nigeria, Egitto e Indonesia. Eni definisce il gas come “combustibile della transizione”, ma è noto che il metano sia un gas serra anche più potente dell’anidride carbonica e per questo occorre fermare questa espansione”.
«Per far passare in secondo piano il proprio impatto negativo sul Pianeta, Eni continua inoltre a mettere in campo costose attività di greenwashing. Come promuovere, ad esempio, un “biodiesel” che definisce sostenibile, sebbene sia a base di olio di palma, dunque perfino più pericoloso per il clima del gasolio di origine fossile, a causa delle emissioni legate al cambio di uso del suolo dei terreni riconvertiti per la coltivazione intensiva di palma da olio», affermano attiviste e attivisti di Fridays For Future.
Greenpeace e i Fridays for Future
Greenpeace supporta questa azione dimostrativa e pacifica dei Fridays for Future, così come condivide la battaglia di tutti e tutte per un futuro libero dai combustibili fossili. Per questo invita a scendere in piazza venerdì 29 in tutte le città italiane, in occasione dello sciopero globale per il clima.
Eni e l’impegno per l’ambiente
Dal canto suo Eni da sempre comunica il suo impegno per la tutela dell’ambiente. Tra le ultime notizie che riguardano gli investimenti nella produzione di energia pulita, c’è l’annuncio completamento dell’Impianto Fotovoltaico di Bhit in Pakistan. Eni è inoltre protagonista di diverse azioni volte alla tutela dell’ambiente, in particolare nei continenti più a rischio deforestazione. E’ di qualche giorno fa, infatti, la notizia dell’inserimento di Eni come membro attivo della governance del progetto di conservazione delle foreste REDD+ Luangwa Community Forests (LCFP), in Zambia. Per restare in Italia, ad ottobre 2019 Eni ha annunciato un progetto in partnership con imprese toscane per la realizzazione di un impianto ‘Waste to Methanol’ nell’area della storica raffineria di Livorno. Sviluppato da Eni e NextChem, l’impianto sarà in grado di convertire, mediante una tecnologia innovativa, circa 200.000 tonnellate/anno di rifiuti solidi urbani (CSS-combustibile solido secondario e plasmix, ovvero plastiche non riciclabili) in circa 100.000 tonnellate/anno di metanolo.