1 agosto 2019. Oggi Giancarlo Giannini, straordinario attore, regista, sceneggiatore e scrittore italiano compie 77 anni. Una vita dedicata all’arte la sua, al cinema, al teatro, alla letteratura: suoi grandi amori. Una carriera lunga mezzo secolo, iniziata a soli 18 anni a Roma (dove si trasferisce per studiare recitazione all’Accademia Nazionale D’Arte Drammatica Silvio D’Amico) con lo spettacolo teatrale In memoria di una signora amica di Giuseppe Patroni Griffi.
Dall’esordio in teatro all’incontro fortunato con Lina Wertmüller
Nato a La Spezia nel 1942 Giancarlo Giannini ha vinto tutto quello che un attore sogna sempre di conquistare: il Prix d’interprétation masculine al Festival di Cannes per Film d’amore e d’anarchia, sei David di Donatello, cinque Nastri d’argento e altrettanti Globi d’oro; senza contare la candidatura all’Oscar al miglior attore per la sua interpretazione in Pasqualino Settebellezze, film diretto da Lina Wertmüller, a cui questi è particolarmente legato: «Mi ha creato. Se non ci fosse stata lei, io non sarei qui e non avrei mai fatto quello che ho fatto nella mia carriera. È riuscita a trasformare ogni idea che aveva in un grande divertimento ed è sempre stato un piacere lavorarci insieme e confrontarsi sugli argomenti più disparati. Per me è stata tutto!», ha affermato il divo ligure all’indomani della notizia dell’Oscar alla carriera alla regista e sceneggiatrice italiana, che lo ha diretto in pellicole straordinarie come Mimì metallurgico ferito nell’onore e Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto.
Giancarlo Giannini, attore, doppiatore e… inventore!
Basta scorrere la filmografia di Giancarlo Giannini per capire che questi è stato e lo è ancora oggi un attore che ha saputo lavorare sfruttando non soltanto la propria bellezza, ma la voce, la modulazione di quest’ultima, come pure la gestualità, la capacità di calarsi tanto nei panni di un operaio, quanto in quelli di un nobile. Una carrellata di personaggi memorabili, dietro cui si nasconde la destrezza di passare con disinvoltura da un dialetto ad un altro: da Nord a Sud. Passo dopo passo Giancarlo Giannini ha costruito la propria carriera, rimboccandosi le maniche, partendo dalla valle di un’immaginaria montagna per arrivare in cima, dove solo i grandi possono. E dalla vetta, Giannini, gigante del nostro cinema, può guardare tutto quello che di buono ha fatto e che ci auguriamo farà: dall’esordio in tv con David Copperfield (1965), adattamento del romanzo omonimo di Charles Dickens, firmato da Anton Giulio Majano, che lo dirigerà ancora qualche anno più tardi in E le stelle stanno a guardare (1971), al suo primo ruolo da protagonista nel musicarello Rita la Zanzara, che segna l’inizio del sodalizio con la regista italiana Lina Wertmüller. E ancora Sessomatto del 1973 di Dino Risi, Il bestione di Sergio Corbucci del 1974, L’Innocente di Luchino Visconti nel 1976, Mi manda Picone di Nanni Loy del 1984 solo per citarne alcuni. Altrettanto luminosa la carriera da doppiatore: ha prestato la voce ad Al Pacino, Jack Nicholson, Michael Douglas, Kevin Spacey e Gerard Depardieu. Pensate che Stanley Kubric, perfezionista e amante del doppiaggio, è rimasto impressionato dal modo di lavorare di Giannini e dalla sua immensa capacità di immedesimazione. E indimenticabili poi i successi sul piccolo schermo: L’Onore e il Rispetto, Il generale Dalla Chiesa, Il sangue e la Rosa.
«Per me questo lavoro è un gioco, un divertimento. L’attore non deve imitare nessuno ma cercare di capire come raccontare se stesso, prima ancora del personaggio. In realtà interpretando molti ruoli ti accorgi che alla fine racconti sempre una cosa, la voglia di fare questo mestiere che è sempre lo stesso personaggio, che sei tu!».
Curiosità, tutto quello che forse non avreste mai detto su Giancarlo Giannini
Qualche curiosità? Lo abbiamo detto in apertura, Giancarlo Giannini è un artista completo, eclettico. Nel 2014 ha scritto Sono ancora un bambino (ma nessuno può sgridarmi), un libro in cui con naturalezza ha ripercorso alcuni momenti significativi della sua vita. Un volume, molto apprezzato anche dalla critica, che si è aggiudicato il Premio Cesare Pavese 2015. Dal 2009 Giannini è presente nell’Italian Walk of Fame nel quartiere Little Italy di Toronto, un chiaro omaggio al suo lavoro da attore impeccabile. Giannini è anche un inventore: di tanto in tanto per divertire i propri figli brevetta qualcosa di nuovo. Una delle sue creazioni è stata inserita in un film per espressa volontà del regista: si tratta della giacca sonora indossata da Robin Wiliams in “Toys” di Barry Levinson (1992). Altri hobby? La lettura e la cucina, passioni a cui si dedica soprattutto di notte. Lui stesso ha spiegato più volte nelle interviste di dormire pochissimo. Come dire? È sempre al lavoro, curioso e divertito, affascinato da questo mistero straordinario che è la vita, senza però mai commettere l’errore di prendersi troppo sul serio.
«La fantasia è l’elemento fondamentale, la linfa primaria. L’uso della fantasia dovrebbe esserci prima nella vita e poi sul palcoscenico o sul grande schermo. Fare l’attore in inglese si dice “to play” – giocare, in francese “jouer”, solo in italiano c’è questo termine ambiguo. Rimanere sempre fanciulli ti porta a fare meglio questo mestiere. Sembra facile detto così ma metterlo in pratica è molto più difficile».