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Esaminato anche il cutter da elettricista ritrovato nell’ottobre successivo sotto una siepe a pochi isolati dalla casa dei Tizzani. L’arma è “astrattamente compatibile” con la profonda ferita sul collo della vittima, sulla lama rinvenute tracce del sangue della vittima e di un profilo genetico sconosciuto che potrebbe essere quello dell’assassino. Ma si tratta solo di un labile indizio. A ottobre scadrà la proroga alle indagini ottenuta dal pm Laura Colucci e c’è il rischio che Tizzani venga processato. “Dirò che sono innocente. Gianna mi manca, sono rimasto nella nostra casa”. Tizzani di fronte all’ipotesi di un processo dice: “Mi manderanno a processo? Ma con quali prove? E comunque sarebbe per me l’occasione per ribadire quanto ho sempre detto, ovvero che sono innocente e che non ho ucciso io mia moglie Gianna”. Dice la verità? E’ ancora un mistero. E intanto a due anni dai fatti il delitto della povera Gianna è ancora senza un colpevole.
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