Era il 10 dicembre 1948 quando l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite promulgò la Dichiarazione universale dei diritti umani, un documento storico che per la prima volta riguardava i diritti di tutte le persone al mondo.
Nata per volere degli Alleati sull’onda dell’indignazione per i crimini commessi durante la Seconda guerra mondiale, la Dichiarazione è composta da 30 articoli che sanciscono i diritti individuali, politici, civili, economici, sociali e culturali di ogni singolo individuo, che ha diritto a goderne per il “solo” fatto di essere al mondo. Le fonti da cui ha attinto la Dichiarazione? Il Bill of Rights (1689), la Dichiarazione d’Indipendenza statunitense (1776), ma soprattutto la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino redatta nel 1789 durante la Rivoluzione Francese.
Ma quale significato ha la Dichiarazione universale dei diritti umani, oggi? Perché è importante rileggerla? Purtroppo sono ancora troppi i principi disattesi e oltraggiati, anche perché non conosciuti. Tra i commenti più belli al documento, segnaliamo la riflessione del prof. Antonio Papisca dell’Università di Padova, che pone l’accento su alcuni aspetti assolutamente innovativi: il rispetto della dignità che inerisce a “tutti i membri della famiglia umana”, l’abolizione di tutte le forme di schiavitù, antiche e moderne, l’importanza dello “Stato sociale” e non solo dello Stato di diritto, la meritocrazia che va di pari passo con la dignità umana.
Allora, proprio per non dimenticarcela, invitiamo tutti i lettori a rileggerla in occasione della Giornata mondiale dei diritti umani e a praticarla sempre, nella propria quotidianità. Perché non c’è nulla al mondo più importante dell’insegnamento e l’educazione per promuovere la libertà e la giustizia.
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