Ieri, il Premier Conte, ha spiegato in una lunga intervista a Il Fatto Quotidiano che “il problema non è se ci sono o meno divergenze sulle nomine. Sono nomine importanti, perché Cassa depositi e prestiti è uno strumento chiave per quanto riguarda la politica nazionale e ha un rilievo strategico. Quindi è ovvio che vogliamo meditare bene sulle nomine e quindi ci stiamo riflettendo bene per non sbagliare”. Ma è proprio sulle nomine che il Governo del Cambiamento rischia di implodere dopo solo 50 giorni. Detto dello scontro con Tria, Ministro dell’Economia, Salvini e Di Maio – i due vicepremier a guida dell’esecutivo gialloverde – temono ingerenze da parte del Quirinale. Sì, perché secondo quanto emerso anche dalle dichiarazioni di Giorgetti, Tria starebbe ‘parlando’ per conto terzi…
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Quali sono le nomine volute da Lega e M5s?
L’empasse su Cassa depositi e prestiti ricade a cascata sulle altre nomine. La Lega vorrebbe Giuseppe Bonomi, ex presidente Sea, al posto dell’Ad di Ferrovie Riccardo Mazzoncini. I legastellati fanno fronte comune per cambiare i vertici di Consob (è agli atti una nota congiunta contro Mario Nava) e meditano la sostituzione di Alessandro Profumo in Leonardo. E naturalmente c’è la Rai. Ieri i dipendenti hanno eletto il quinto consigliere (il tecnico di produzione Riccardo Laganà, di IndigneRai, movimento in difesa del servizio pubblico). Ma è il Mef a dover esprimere presidente (in pole resta Giovanna Bianchi Clerici segnalata dalla Lega) e Dg, che secondo lo schema spetterebbe ai Cinque Stelle. Si torna dunque al triangolo Tria-Di Maio-Salvini. E all’empasse. Con il Pd che prende le parti del ministro dell’Economia. «Non vuole farsi dettare le nomine da Di Maio e Salvini?», chiede il deputato Michele Anzaldi. «Fa bene a non voler incontrare i due vicepremier per parlare di spartizione e lottizzazione».
Nomine in Parlamento per CSM: nessuna quota rosa
Intanto in Parlamento si sono eletti gli otto membri laici del Consiglio superiore della magistratura: Alberto Maria Benedetti, Filippo Donati e Fulvio Gigliotti (M5S), Stefano Cavanna e Emanuele Basile (in quota Lega), Alessio Lanzi e Michele Cerabona (per FI) e David Ermini (Pd). Nuovo membro della Consulta è invece Luca Antonini. Non mancano le proteste: «Incredibile che tutti i candidati al Csm siano uomini. Avevamo già un primato negativo nel governo», dice Rossella Muroni, deputata in quota Liberi e Uguali.