La Camera di Commercio di Atene a partire dal 1° settembre autorizzerà i supermercati a vendere i “prodotti da crisi” ovvero cibo di passata conservazione. Questo è quanto viene riferito dalla fonte greca Keep Talking Greece. Il segretario generale per i consumatori greco, Giorgos Stergiou ha subito smentito chiarendo che non si tratterebbe di un rischio per la salute dei cittadini.
In un articolo che riguarda la vendita dei cibi scaduti a metà prezzo, Pierre Cassart, portavoce dell’Agenzia Federale per la sicurezza della Catena Alimentare, precisa che ci sono due tipi di date indicate sul prodotto. Una è la data limite da rispettare inderogabilmente associata ai cibi deperibili e un’altra è la data di durata minima per gli alimenti molto poco deperibili.
La data di scadenza varia da prodotto a prodotto e non è un criterio assoluto. In molti Paesi viene già sperimentata tale pratica e vien detta “vendita veloce” e porta ad esaurire tutte le scorte prima della scadenza. Il punto non è quello esclusivo della salute ma l’aspetto sociale della questione che sta nel marchio posto sul cibo e che turba quel minimo di democrazia alimentare che dovrebbe regnare almeno al supermercato. La testata Keep Talking Greece conclude la sua inchiesta con una considerazione: il Primo ministro Antonis Samaras invece di combattere il cartello sui prezzi, offre del cibo scaduto ai consumatori. Un ulteriore segnale di un declino totale.