Zhang Miao, attivista di Greenpeace a Pechino, ha annunciato: “Abbiamo rilevato la presenza di sostanze cancerogene su diversi tipi di tessuto prodotti qui in Cina“. La denuncia è arrivata dopo i test effettuati su diversi prodotti tessili che dalla Cina vengono esportati in tutto il mondo: su alcuni sono state trovate tracce di interferenti endocrini e di una sostanza come l’antimonio, usato per la fabbricazione di proiettili. A contatto con l’uomo, queste sostanze possono avere effetti cancerogeni.
Gli attivisti di Greenpeace, alla luce di quanto appurato, stanno cercando di mobilitare il governo, facendo pressioni. Ma la questione non è affatto facile da gestire. Questa non è la prima volta che viene sollevato il problema della tossicità dei prodotti importati dalla Cina, anche in Italia; basti pensare al maxi sequestro di oltre 140mila pastelli colorati per bambini, effettuato lo scorso novembre dalla Guardia di Finanza di Trento, in quanto fatti di materiale altamente dannoso. In merito alla pericolosità dei tessuti le autorità cinesi, d’altro canto, già nel maggio scorso avevano diffuso una guida per i genitori, sconsigliando l’acquisto di maglie dai colori pesanti, fluorescenti e con inchiostro stampato per i propri figli.
La Cina, in quanto uno dei maggiori produttori tessili del pianeta, esportatrice di tantissimi prodotti contraffatti molto diffusi anche in Italia, che ottiene sfruttando i propri operai sottoposti ad un duro lavoro di semi schiavitù nelle fabbriche, è ora nell’occhio del ciclone. L’allarme lanciato da Greenpeace, infatti, da nazionale è destinato a diventare mondiale.