Impaziente e rassegnato, padre Gratien beffato da un braccialetto elettronico non può uscire dal carcere. Sì, perché a fronte della decisione del Riesame di Firenze, che gli ha concesso di poter scontare ai domiciliari la sua detenzione, il religioso congolese è ancora detenuto nella casa circondariale di Arezzo.
“Non è giusto, dovrei essere fuori dal carcere, ma ora la notte dormo più tranquillo” – ha confidato ieri ad uno dei suoi legali, Riziero Angeletti, durante un incontro in carcere – “Porto la croce e aspetto. Il carcere è il mio deserto”.
Padre Gratien, lo confermano i suoi avvocati, stanco per una detenzione che dura da 230 giorni, non vede l’ora che inizi il processo a suo carico (la cui prima udienza è slittata al prossimo 18 dicembre), convinto di potere dimostrare la sua innocenza di fronte ai giudici della Corte d’Assise. Nell’attesa che un braccialetto elettronico sia reso reperibile, i suoi legali Zacheo e Angeletti annunciano una istanza al presidente della Corte, Tafuro, affinché disponga comunque i domiciliari per il loro assistito.