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Il Futuro è Ancora a Stelle e Strisce

07/11/2012 11:05 - Aggiornamento 07/11/2012 14:28

E’ immediato pensare alla mediaticità elettorale, ma il problema è altro. Il mondo sa che l’America è inquieta. Parlare di decadenza statunitense come un fatto storicamente inevitabile è diventata una moda intellettuale. Il potere non è più concentrato nelle mani di pochi e si disperde in diversi poli. Il modello americano, il suo dinamismo economico, il volontarismo della sua popolazione e del suo governo non hanno più l’impatto di un tempo.

Il fulcro dell’attrazione esercitata storicamente dall’America è stata la sua combinazione di idealismo e materialismo. Nell’ultimo decennio entrambe queste fonti d’ispirazione hanno perso slancio. Da una parte c’è la Cina, dall’altra le fallimentari guerre imperialiste in Afghanistan e Iraq. Per giunta a mo’ di colpo di grazia, la crisi finanziaria del 2008 ha scosso la fiducia nella capacità statunitense di mantenere la leadership mondiale.

Gli Stati Uniti devono correggere le debolezze interne che si chiamano crescente debito pubblico, sistema finanziario difettoso, obsolete infrastrutture nazionali, disinformazione della popolazione, sistema politico sempre più paralizzato.
Ciononostante gli Stati Uniti rimangono la potenza egemonica globale. A dispetto della sua relativa decadenza, il futuro dell’America dipende ancora dall’America.
L’abilità tecnologica e innovativa derivata da un’innata cultura imprenditoriale e da grandi istituzioni nel campo della formazione universitaria, la forte base demografica, la capacità di mobilitare le proprie energie sotto una bandiera, un obiettivo (che si tratti di Remember Pearl Harbour o di Yes we can) , quando l’America accelera, nessuno può fermarla. Oltre a ciò, la geografia (gli Stati Uniti hanno un intero continente, ricco di risorse e protetto da distanze immense e da due oceani) e il fattore ideologico completano i punti di forza del gigante occidentale.

Vignetta Elezioni Americane

No, l’America non fallirà. Se l’America fallisse quel che ci aspetta è un mondo multipolare, più instabile e caotico, senza grandi vincitori e con molti sconfitti. Anche i cinesi lo sanno, conoscendo le proprie numerose debolezze.
Per adesso noi Europa dipendiamo ancora dall’egemone americano. Un esempio? Libia. Pochi mesi fa. Da bravi galletti Francia e Regno Unito capeggiano le missioni aeree. Al quarto mese affiorano i primi problemi di disponibilità di missili per i cacciabombardieri franco-britannici. Vista l’emergenza si ricorre agli arsenali statunitensi. Un testimone presente, pilota di Rafale, racconta la sua meraviglia nello scoprire riserve praticamente infinite scoperte su una grande nave da carico della VI Flotta a stelle e strisce. Ad esse si sommano le munizioni ancora più consistenti di un incrociatore e le scorte, quelle sì davvero inesauribili, di una portaerei con 110 apparecchi a bordo.

Il confronto tra l’America e gli altri paesi sviluppati resta abissale. Dobbiamo tornare su questa realtà finchè esiste. Ecco il perché di tanta attenzione. La nostra cultura ci impone, almeno per il momento di credere ancora nell’intramontabile American dream.

Vignetta di MATTEO SCOGNAMIGLIO

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