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Il Marketing sul Web nell’era di Facebook

09/11/2012 13:08 - Aggiornamento 26/06/2013 12:21

Facebook a oggi è il Social Network per antonomasia, grazie al suo miliardo di utenti che ogni mese trascorre oltre 405 minuti sulla piattaforma creata da Mark Zuckerberg. Facebook è molto amato dalla maggior parte dei suoi utenti per il semplice fatto che è la piattaforma ideale dove gli utenti coltivano interessi, comunicano e si divertono. Facebook piace molto ai suoi utenti, ma soprattutto alle aziende, che sempre più prepotentemente si stanno affacciando al Social Marketing.

Facebook è altresì una società quotata in borsa, e come tale ha bisogno di vendere i propri spazi pubblicitari per sostenere i costi interni e far guadagnare gli investitori. Per tutti questi motivi pubblicizzarsi su Facebook costa, e non poco, se si vuole ottenere un ROI (return on investment)  importante dagli investimenti fatti.

Così non era in passato. Quando Mark Zuckerberg aveva interesse a far crescere la piattaforma ed incrementare i numeri di Facebook,  furono ideate le pagine (o fan page). L’idea iniziale era quella di creare delle micro nicchie di utenti affezionati particolari cause o attività. Il valore economico delle pagine per Facebook fu molteplice. Innanzitutto Mark Zuckerberg le utilizzò per profilare gli utenti in base agli interessi, inoltre le pagine aumentavano il coinvolgimento stesso dell’utenza, aumentandone la permanenza sul Social network.

Per questo motivo, agli albori, Facebook promuoveva spontaneamente le pagine, ed era quindi semplice trovarsi in poco tempo ad amministrare una pagina con svariate migliaia o addirittura milioni di fans. Basti pensare a pagine come “Estate” o “Weekend”, piuttosto che sportive o dai nomi divertenti. Le più simpatiche, o quelle che generavano maggiori emozioni positive, avevano più chances di crescita.

In quel periodo, molti, ma soprattutto ragazzini o teenagers, decisero di aprire pagine Facebook buffe o simpatiche ed avendo molto tempo a disposizione le tenevano aggiornate di frequente. Pian piano che le pagine crescevano, acquisirono sempre più valore in termini di marketing. Si ebbero tutti i requisiti necessari per considerare queste pagine dei “mini Social Network” all’interno del grande Social di Zuckerberg.

Marc Zuckerberg Facebook Social Media Marketing

Va fatta una premessa, questa regola non era di certo applicabile su tutti i business. Vi erano però alcuni settori come il turismo, l’editoria e altri progetti web volti a monetizzare tramite annunci pubblicitari o affiliazioni che potevano trarre grossi profitti pubblicando i post su pagine molto grandi.

Nacque la SMO  – Social Media Optimization –  e l’SMM  – Social Media Marketing. Tramite Facebook era ora possibile  generare traffico fin da subito, senza necessariamente essere presenti sulle Serp di Google. Molti blogger e molte aziende del settore decisero quindi di pubblicizzare i propri articoli o le proprie landing page in modo “alternativo”. Nacquero piattaforme esterne a Facebook dove era possibile vendere gli spazi pubblicitari offerti dalle varie pagine. Molte testate editoriali indipendenti, oggi di grande rilevanza anche a livello nazionale, cominciarono a investire abbondanti somme, facendo man bassa ed acquistando pagine su pagine per milioni di fan.

Pubblicare una articolo su milioni di fan significava ricevere migliaia di visite istantanee dagli utenti presenti online in quel preciso momento. Un bacino di utenza ottimo e a buon mercato che fece incrementare di molto gli investimenti in questo settore. Molti ragazzini più smaliziati riuscirono a generare ottimi profitti e in alcuni casi creare società di viral marketing. Approfondiremo i temi del  Social Media Marketing e la Social Media Optimization nei  prossimi articoli, andando a scoprire gli aspetti più importanti dell’edge rank (l’algoritmo utilizzato da Facebook per valutare la visibilita di un post), le tecniche white hat (considerate lecite da Facebook) e black hat (non lecite) e di come fidelizzare visite e utenti di una pagina.