Il dolore di Ilaria Cucchi e dell’intera famiglia si rinnova ad ogni udienza ormai da dieci anni, dieci interminabili anni da quella atroce morte di cui presto ricorrerà l’anniversario: era il 22 ottobre 2009 quando Stefano, fratello di Ilaria, moriva a Roma mentre era sottoposto a custodia cautelare. Un decesso le cui cause sono state e sono ancora oggetto di procedimenti giudiziari che coinvolgono alcuni militari dell’arma dei Carabinieri e i medici del carcere di Regina Coeli. Oggi, con un po’ di speranza in più in quello Stato che per tanto tempo non hanno sentito vicino, Ilaria e la famiglia hanno affrontato l’ennesima udienza.
Ilaria Cucchi, l’intera famiglia ‘stremata’ dai processi per la morte di Stefano
«Siamo tornati nella stessa aula dove ci avevano insultati, attaccati, dileggiati. – ha affermato Ilaria Cucchi nelle parole riportate da Leggo – Quanto tempo è passato. 3650 giorni. Un centinaio di udienze. Siamo stremati. Un pubblico ministero come si deve. Finalmente. Lo ascolto ricostruire la verità. È bravo. È preparato. È onesto. È giusto. Ho dietro i miei genitori. Mia madre». E ovviamente l’avvocato Fabio Anselmo. «Quando Fabio inizia a parlare di loro – continua la sorella di Stefano – mi viene da piangere. “Siamo stanchi – dice – siamo stremati. Guardateli i genitori di Stefano Cucchi. Hanno dato a tutti noi una lezione di rigore morale, di fiducia nella Giustizia”. A Fabio si rompe un attimo la voce. Sento la sua stanchezza. È quella di tutti noi».
«Noi, condannati all’ergastolo»
Al dolore incurabile per la perdita di Stefano, la famiglia Cucchi deve aggiungere la rabbia e ormai anche la stanchezza per un processo infinito. «Noi, famiglia di Stefano Cucchi, – continua Ilaria – siamo stati condannati all’ergastolo da coloro che lo pestarono selvaggiamente causandone la morte tra atroci sofferenze. L’ergastolo più dieci anni di tortura. Non nutro odio né sentimento di vendetta. Sono troppo stanca anche per quelli e, poi, non mi sono mai appartenuti. Ho solo voglia di verità e giustizia. Sentire parlare così il Pubblico Ministero mi restituisce quella fiducia nello Stato che stava vacillando. L’altro ieri era il compleanno di mio fratello. Stefano – afferma commossa rivolgendosi idealmente a lui – vorrei tanto dirti che non eri solo. Ma già lo sai».
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