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Ilva di Taranto e morti per amianto: condannati 27 ex dirigenti

24/05/2014 09:22

Omicidio colposo e disastro ambientale: sono queste i reati che il Tribunale di Taranto, nella persona del giudice Simone Orazio, ha riconosciuto a 27 ex dirigenti dello stabilimento siderurgico dell’Ilva.

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Sono 189 gli anni di carcere complessivi, ripartiti in pene che vanno dai nove ai quattro anni. In particolare, le pene più gravi per le morti causate da sostanze cancerogene ed amianto sono state inflitte agli ex manager della vecchia Italsider pubblica. Tra questi, Sergio Noce (nove anni e mezzo),  Giovanbattista Spallanzani (9 anni), Attilio Angelini (9 anni e due mesi), Pietro Nardi e Giorgio Zappa (entrambi ex dirigenti di Finmeccanica, condannati ad 8 anni e mezzo). Fra gli imputati compariva anche il patron Emilio Riva, deceduto lo scorso 30 aprile.

L’accusa sostiene che l’amianto, che avrebbe causato la morte per mesotelioma pleurico di almeno 28 operai, venne usato in maniera massiccia all’interno dello stabilimento, e sarebbe ancora presente in alcuni impianti dello stesso. Gli operai non furono informati dei rischi per la salute, né ricevettero tutele adeguate.

La sentenza di primo grado è stata emessa proprio mentre nello stabilimento milanese del gruppo si stava discutendo del futuro dell’azienda, sia in termini industriali che ambientali. Intanto a Taranto è in arrivo il 19 giugno l’udienza preliminare di un altro processo per disastro ambientale e omicidi colposi che coinvolgerebbe oltre alla famiglia Riva alcuni rappresentanti politici, tra cui il sindaco di Taranto Ippazio Stefano e il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola.

(fonte: La Repubblica)