Formigli ha esordito come giornalista televisivo nel ’94, lavorando per il programma “Tempo reale” in onda su Rai3 fino al ’96. Sotto la spinta di Michele Santoro che gli consiglia di non starsene fermo a Roma, ma di andare in giro a cercare le storie degli italiani che lavorano, Formigli noleggia una “Seat Marbella” e parte per un viaggio itinerante alla volta delle fabbriche in difficoltà e dei disagi degli operai che ci lavorano. A distanza di quasi vent’anni il suo primo libro si rivela un ritorno alle origini del suo lavoro; seppur con referenti completamente diversi questa volta, “Impresa impossibile” è il frutto di un amarcord letterario, è il diario di viaggio di un giornalista che ha preso la sua macchina per andare in cerca di 8 storie esemplari che mostrano l’Italia (troppo sconosciuta) che ce la vuole fare e ce la fa.
Tra le imprese in cui Formigli si è imbattuto vi possiamo citare la Alessi, il cui caso è ormai abbastanza noto, che invece di mandare i suoi operai in cassa integrazione li ha mandati a proprie spese a fare lavori socialmente utili come assistenza ai disabili, manutenzione delle scuole e pulizia delle strade della cittadina di Omegna (Novara) , spese che il Comune non poteva più sostenere. Queste otto storie esemplari, per costrasto, fanno venire fuori quelli che invece non hanno osato, quelli che sono stati avari o che si sono arresi troppo presto, quelli che non hanno capito che il successo di un’impresa si basa sulla sinergia tra imprenditore e operaio, e non sulla sottomissione dell’uno all’altro.