Filippo Di Bartola, apprezzato ristoratore ed imprenditore toscano, si racconta. In Versilia, il suo nome è noto ai molti, tra vip e gente dello spettacolo, e chi la Versilia la frequenta da sempre per trascorrerci le vacanze. A Pietrasanta, famosa per essere una “galleria d’arte a cielo aperto”, il suo Filippo MUD è un moderno concept di ristorazione dove convivono più anime.
C’è il bar peri cocktail e per una cena meno impegnativa. C’è la grande sala con tavoli quadrati e tondi e la cucina a vista. In estate ci sono i tavolini in strada e poi uno spazio aperto in un piccolo cortile interno dove vivono un orto e una vite che dà origine ad un pergolato. Niente tavolini, ma la possibilità, magari, di apprezzare un buon sigaro. E’ Filippo MUD, contemporaneo, accogliente e rilassante.

Filippo Di Bartola
Come è oggi il suo FILIPPO MUD? Se dovesse descriverlo con 5 aggettivi?
«Io e il mio ristorante siamo in perfetta sintonia: coinvolgente, innovativo, imprevedibile, passionale, fedele. Sono io. E’ il mio ristorante FILIPPO MUD…».

Filippo MUD
Ha un ristorante in Versilia dove le piace andare a pranzo o a cena nel suo tempo libero?
«Un posto che prediligo è il Ristorante Romano a Viareggio, una vera istituzione qui, ma normalmente mi sposto dalla Versilia per visitare luoghi nuovi».
Tre donne chef con Stella Michelin che apprezza?
«Annie Feolde, Valeria Piccini e Martina Caruso».

Martina Caruso
Quale è secondo lei il miglior chef emergente d’Italia?
«Direi Yoji Tokuyoshi con il suo ristorante Tokuyoshi a Milano. Il giovane chef propone una contaminazione tra la cucina italiana e quella giapponese».
Ha un piatto a cui è legato o che meglio rappresenta l’evoluzione del suo locale?
«Assolutamente si: più che un piatto un momento. Il pranzo della domenica è da sempre un motivo di tradizione che porto nel mio locale: prima con piatti classici tipo bollito o pollo fritto oggi con un’evoluzione più completa nel pranzo conviviale della domenica».

Brunch della domenica al Filippo MUD
Quale è il futuro della cucina italiana?
«Credo che a forza di parlare di futuro della cucina si rischia di perdere di vista il presente. La cucina italiana sta vivendo uno de suoi momenti più belli di sempre, ma non dobbiamo dimenticarci chi siamo e da dove veniamo; soprattutto coloro che si affacciano oggi nel mondo della ristorazione. Un po’ meno stelle e un po’ più di umiltà…».