Fascino latino e simpatia travolgente Juliana Moreira ‘alleggerisce’ Instagram con uno scatto ironico e, al tempo stesso, malizioso quanto basta. Sorridente e raggiante, la moglie di Edoardo Stoppa – che di recente ha mostrato il suo temperamento fumantino nello scherzo de Le Iene – si mostra sul social nel suo lato più mite e zuccheroso. Ma non esita a tirare fuori gli artigli, appena le si toccano gli affetti più cari. E l’attrice complice della farsa ai danni della Moreira ne sa qualcosa. Classe 1982, nella trentasettenne di San Paolo scorre sangue brasiliano, sebbene sia ormai naturalizzata italiana da parecchi anni.
Juliana Moreira Instagram, cuoricini birichini sulla t-shirt
Con il suo metro e 74 di altezza e il calore della sua terra, Juliana ha conquistato il pubblico del Belpaese sin dalla sua prima apparizione a Cultura moderna, dove Teo Mammuccari ha ‘battezzato’ il suo esordio televisivo. Da lì il passo come conduttrice è stato breve e da allora la Moreira non manca mai di colorare i palinsesti televisivi. E fa altrettanto su Instagram, dove la showgirl brasiliana vanta un seguito di oltre 709 mila followers. “Facciamoci una risata che non guasta mai”, scrive Juliana a corredo dell’ultimo post social in cui indossa una t-shirt nera con due cuoricini all’altezza dei capezzoli. Sguardo magnetico e sorriso birichino completano lo splendido quadro.
“Quando avere un cuore non basta…”
“Ciao arma letale!”, è il pensiero dei followers sotto l’immagine della Moreira. “July sei una meraviglia di donna”, “Stupenda”, “A parte che sei bella e lo sai – precisa un utente – sei la faccia della simpatia”. “Ah ah ah mi metti sempre buonumore”, “Top”. E ovviamente non possono mancare i riferimenti alla posizione strategica dei cuori sulla t-shirt. “Ma questa maglietta?”, ci si chiede. “…quando aver un cuore non basta: a volte ce ne vogliono 2!”, chiosano ironicamente i fan. “Bellissima t-shirt July”, “Fantastica”, e poi ancora: “Che bei cuori”, “Così mi piaci”, “Belli i cuori”, e più esplicitamente, “Mammelle cuorate”, “Che men*e”.
